domenica 30 ottobre 2016

Quanti figli hai!

Ho già detto che da quando ho conosciuto Papi ho saputo di volere dei figli con lui. Anzi sapevo di voler fare tre figli con lui.
 
Anche quando parlavo di figli solo come un'ipotesi che faceva parte di una vita non mia, ho sempre pensato che se avessi avuto un figlio non l'avrei mai lasciato da solo. Io sono una sorella, e anche se mio fratello ha 10 anni in più e quindi non è stato il mio compagno di giochi, è stato uno dei punti di riferimento più importanti della mia vita: lui è stato un esempio e un modello da seguire;
a volte forse l'ideale da imitare. Non saprei bene come spiegarlo, credo che solo un fratello minore possa capire di che tipo di amore stia parlando: l'ho visto solo negli occhi di tutti i bambini che guardavano appunto i loro fratelli più grandi. L'ho sempre saputo che lui per me era una ricchezza e nonostante con me non giocasse tanto quanto possono giocare i miei figli tra loro, mi faceva compagnia, era Lui e nessun altro e quando pensavo bambini figli unici mi facevano tanta tenerezza. Loro non conoscevano quell'amore totale. Quell'oracolo che dopo aver parlato faceva diffondere il suo verbo dai suoi discepoli al suono di "l'ha detto Mio Fratello".
Per carità, ci sono anche un sacco di lati negativi, tipo la prepotenza, l'avere sempre come termine di paragone, nel mio caso, il Perfetto. Ecco, questo è ed è stato sempre il nostro campo di battaglia: la competizione e la gelosia per me sono sempre e da sempre alle stelle. Ma ne vale la pena.

Comunque, dicevo, visto l'amore che provavo per mio fratello, mai mi sarei sognata di fare un torto ad un figlio e lasciarlo solo, nei giochi come nelle difficoltà. Il terzo figlio invece, che ho desiderato da quando ho conosciuto Papi, credo che arrivi dalla mia profonda invidia verso quegli amichetti che non avevano un solo fratello, ma ne avevano addirittura due! Una mia compagna ne aveva ben tre! Ricchezza! 

Tre era il mio numero perfetto, vicini poi. Non avrei potuto desiderare nulla di più.

Spesso con tre figli mi sento dire "chissà che fatica con tre! non ce la faccio io con uno..". Non posso negarlo, con tre figli si fa fatica. Ma mentirei se dicessi che se ne fa più che con uno o con due. La differenza secondo me sta solo nel fatto che con tre la fatica dura per più anni, entri in un tunnel un po' più lungo. Ma alla fine l'intensità non cambia.

Quando nasce il primo figlio, con mia somma sorpresa ho scoperto che non ti danno anche lo starter kit, e quindi ti ritrovi con questo pupazzo di cui non conosci il funzionamento, e ne sei anche completamente responsabile - è quella la cosa peggiore, lo riprendessero allo store uno ci penserebbe al limite - . E che fai? Un po' vai a tentativi e un po' ascolti i consigli dell'universo di persone che pare ne sappiano più di te. Del resto, tu non ne sai nulla e quindi chiunque ne sa qualcosa in più. E' solo con il senno di poi che scopri che è vero che tu non ne sai nulla, ma se tutto va bene sei dotata di un istinto che è più intelligente di qualsiasi sapere appreso per bocca di altri. Peccato che non lo sappia quando serve e anche se qualcuno te lo dicesse non ci crederesti mai. 
Così vivi dribblando le ansie, arranchi tra montagne di domande che ti poni, tra tabelle dello svezzamento e manuali di auto svezzamento; ti barcameni tra tutte le persone che sanno che tuo figlio ha bisogno di essere tenuto in braccio, non è vero deve stare nella culla perché se no lo vizi - sul "lo vizi" ci sarebbe un libro da scrivere - cresce troppo o cresce poco, forse ha fame/sonno/freddo. E tu che devi fare? Un po' cerchi di seguirli tutti per trovare la strada migliore- io con il Momi avevo provato addirittura ad allattarlo secondo uno schema orario. Lasciamo perdere. -, poi man mano che passano i giorni, le settimane e i mesi ti ritrovi che pian piano il disegno della mamma che sei, sta un po' prendendo forma - credo che rimarrà comunque incompiuto per un sacco di tempo però - e sai che il lasciarlo piangere non è tuo; che l'allattarlo a delle ore che stabilisci tu, con te non può andare d'accordo; che il non tenertelo in braccio non rientra nella tua idea di mamma. 
E così, il manuale di istruzioni te lo stai scrivendo tu, ed è perfetto per te e per il tuo mostriciattolo! Le cose vanno così bene che pensi che l'idea - che è nata la prima volta che l'hai avuto in braccio - di fare subito il secondo possa essere un gran successo!

E allora cerchi di convincere anche il Papi, che voleva una dilazione di 5 anni - 5 anni! che follia! - tra il primo e secondo e riesci a mediare e si arriva a 2 anni. E a 2 anni e un mese il test di gravidanza è finalmente positivo!! Sììì! festa grande!! Nostra, perché tra il primo e il secondo pargolo c'è anche questa differenza: quasi tutti coloro che con il primo hanno stappato champagne e sparato fuochi d'artificio, con il secondo hanno elargito un "ah ok", nel migliore dei casi.  
Poi liscia e tranquilla, ormai il mio manuale lo sto scrivendo, i primi anni già sono stati compilati e so perfettamente cosa fare in ogni evenienza. 
Vai, sono certa che sarà un successo!

Ingenua. 

Penso che il mio sia stato un caso estremo, però appena nato Giorgio ho vissuto in una bolla di irrealtà e semplicità meravigliosa in ospedale, a scattare foto dei fratellini insieme tutti cuore e amore, e per di più con una compagna di stanza che mi ha fatto un sacco di compagnia. 
Appena arrivata a casa mi è caduta una tegola in testa. Il panico. E ora? Se andiamo a fare una passeggiata e Momi scappa? Se siamo a casa da soli e hanno bisogno tutti e due? Se devo allattare Giorgio e Momi ha bisogno di fare la cacca? Mi rendo conto che sono domande stupide, ma a me sembravano delle difficoltà insormontabili. Piangevo ogni attimo, ogni volta che qualcuno mi chiedeva come andava io scoppiavo - creando grande imbarazzo nel malcapitato che si pentiva anche solo di avermi detto ciao -. Ero completamente per aria, non riuscivo a rispettare un appuntamento: Momi stava facendo l'inserimento alla scuola dell'infanzia e io sbagliavo l'orario di uscita; dovevo portare Giorgio a fare le visite neonatali e io arrivavo in ritardo, sempre piangendo. E non me ne facevo una ragione, perché non ero io! Non è facile né abbattermi, né farmi perdere la voglia di ridere e scherzare. Continuavo a dirmi che Giorgio, che a dispetto del patata sorridente che è oggi, è nato arrabbiatissimo, era così infuriato perché si sentiva preso in giro: "ma che è? finché ero nella pancia non sentivo altro che persone che ridevano e giocavano e adesso che sono qui anche io?? Questa piange sempre e urla con quell'altro piccolo!". Si perché lo stress è stato riversato anche su Momi che non collaborava. Ma del resto non aveva ancora 3 anni povera stella!

Comunque ne sono uscita, il primo mese di sclero estremo è stata qui con noi la nostra splendida cognatina e mi ha aiutato in tutto, e poi ho imparato: ho imparato che è difficile perché si sballano tutti gli equilibri impostati in precedenza; perché ho imparato a convivere con il senso di colpa che avevo nei confronti del maggiore, che si era già manifestato blando alla comparsa delle due lineette sul test di gravidanza ed è esploso nel momento in cui sono tornata a casa e il "grande" ha reclamato la sua mamma - e lui reclamava in modo molto pacato, perché Momi non è mai stato geloso o possessivo nei miei confronti - e voleva mangiare in braccio a me, e il piccolo arrabbiato piangeva e piangeva e piangeva. Ho imparato che loro sono diversi e con il passare dei mesi ho smesso di paragonarli e di aspettarmi un altro Momi e quando Gioggino ha potuto essere solo Gioggino e non l'atteso secondo Momi, beh, tutto ha iniziato a girare. La mamma ha smesso di essere la mamma perfetta di Momi e ha lasciato che fosse la mamma spaventata di Momi e Gioggio, la mamma stanca, la mamma in panico di due bambini, di cui solo uno era noto, l'altro chi era? Boh!  Ma finalmente avevo capito che dovevo prendermi del tempo per conoscerlo: io non mi ero mai immaginata Momi, mentre mi ero già fatta un quadro con Giorgio. E' qui che sono caduta, perché la mamma tabula rasa che sono stata con Momi non c'era più, ma il manuale non funzionava esattamente con Giorgio: a livello tecnico le nozioni le avevo e sapevo anche che mamma ero, sapevo cioè che nel mio essere mamma non c'era per esempio il lasciarlo piangere. Ma comunque il disegno andava rivisto un pochino, proprio perché Giorgio non era Momi.

Poi è arrivata la Lola - non sto a dire delle reazioni delle persone alla notizia perché alcune hanno dell'inverosimile -. E ho scoperto che tre è davvero il numero perfetto: so sia che mamma sono, sia quale sconvolgimento porta un bambino, anche quando è un bambino in più, sia che nessuno di loro è uguale. Sembra niente, eppure la mia esperienza con tre figli - e non solo la mia a parlare con le persone - è decisamente migliore di quella con due! Sì, sei in servizio 24/7, ma tanto è così anche quando ce n'è uno. Devi incastrare gli spostamenti di tre persone ed avendo al massimo 4 mani, quando le cose vanno bene -no, non sono la dea Kali, ma in due abbiamo 4 mani. E per fortuna che c'è, Papi -, non è sempre facile. Sei stanca, ma voglio sapere quale mamma anche di un figlio solo non lo sia: anzi! quando c'era solo Momi io ero molto più stanca, perché non accettavo i miei limiti e cercavo di essere wonder woman e soprattutto non avevo trovato un nostro equilibrio per la notte.
Devi ascoltare tre richieste, ma impari anche che possono aspettare e non per questo li ami meno. Devi correre e correre. Ma non è così anche per chi ha un figlio solo? La differenza sta solo nel fatto che con tre figli si allungano i tempi per arrivare alla quiete - si allungano i tempi di vita in genere perchè vestirne 2 e 1/2 la mattina è un lavoro non da poco e non breve -: chi ha fatto il corso preparto con me quando è nato Momi e lì si è fermato è fuori dal tunnel da almeno due anni. Io dal tunnel non ci sono ancora uscita, da 5 anni..e ne dovranno passare almeno altri 2 perchè la Lola arrivi a 3 anni.

Quindi, è vero, è difficile con tre, ma non è che con uno sia una passeggiata. E neanche con due. Con tre si impara che tante volte passeggi, a volte sei in cordata a scalare e a volte invece sei impantanata nelle sabbie mobili. Come con il primo e il secondo, però con loro non riesci a renderti conto di quando passeggi!

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