sabato 15 ottobre 2016

Il mio tempo sta per scadere


Lunedì abbiamo iniziato l'inserimento al nido della Lola: una cosa davvero easy al momento, fino a ieri un'oretta - dalle 16 alle 17, giusto per rendere tutto molto più comodo con le uscite degli altri due - in presenza solo dei pochi bambini che faranno parte del suo gruppo, e la mamma sempre presente. Oggi invece un oretta e mezza, quasi tutta senza la mamma! Al momento è un successone: ambiente nuovo e pieno di giochi, di specchi, di angoli morbidi dove arrampicarsi e soprattutto
nessun bambino grande il doppio che instaura una dittatura del terrore.Vediamo quando diventerà routine se verrà fuori il caratterino docile docile della Lolina.
Poi magari mi sbaglio e rimarrà un'entusiasta frequentatrice del nido - lo auguro davvero alla sua carinissima educatrice! -; in questi anni è successo così tante volte che io mi aspettassi da loro un determinato comportamento e loro nemmeno se lo sono sognati: come Giorgio, che prima che nascesse Lola era la mia ombra e pensavo che dovendo stare ben quattro giorni in ospedale quando è nata la sorellina, a casa succedesse il finimondo. E invece, il mio Gioggino mi ha prontamente sostituita con Papi ed ora è la sua, di ombra. Sta anche con me senza fare tante storie, ma è chiaro che io sono solo un becero sostituto di quello che è ormai il suo idolo d'amore.

Questo è il mio terzo inserimento. L'ultimo. Quando penso che sto affrontando una serie di ultime prime volte da una parte mi dico "finalmente!", dall'altra mi dispiace immensamente. Lo so, sono pazza. In realtà questi anni a tratti bui, difficili, paranoidi e un po' reclusi - in particolare gli ultimi due - sono stati anche anni pieni di gioia. E' molto retorico il discorso, un po' smielato per carità. Ma l'immensa fatica che ho fatto mi è stata sempre ripagata ben più di quella che faccio in ufficio.
Non credo che farei la mamma full time: mi ritengo una privilegiata ad averlo fatto in questi due anni, ma il privilegio consiste anche nel fatto che sapevo che sarebbe arrivata la fine. E quindi, da una parte ho assaporato ogni momento come un dono - lasciamo perdere i momenti in cui li avrei venduti al mercato nero - dall'altra sapevo che c'era una luce in fondo a quel tunnel, che in alcuni momenti era proprio duro da percorrere. Soprattutto da percorrere da sola. Perchè qui con me, a parte i miei piccoli padroni, non c'era quasi mai nessuno. O meglio, nessuno di fisso. Non voglio assolutamente dire che se avessi avuto bisogno di un aiuto non l'avrei trovato: la nonna G. e la zia Roby sono state per me una ricchezza ineguagliabile in questi anni. Ma loro erano l'eccezione. La regola erano i mostri. Io e loro. Bello, ma sfidante, per usare un aggettivo che sento andare tanto di moda ultimamente.

Comunque, come dicevo l'inserimento della Lola procede bene, come in passato anche quello dei suoi fratelli. Lei è serena e quando me ne vado mi fa ciao con la manina con quel suo modo buffissimo - manina aperta e movimento tipo "vieni qui" . 
E' sempre andata di lusso a noi per queste cose, e un po' credo che sia anche merito nostro. Anzi, questa volta il merito me lo prendo solo io! Sì, perchè credo che sia la mamma quella che appesantisce di più il distacco, perchè è lei che poverina si separa da qualcuno che percepisce ancora come parte di sè: abbiamo condiviso lo stesso corpo 9 mesi, siamo stati insieme 24/7 per x tempo, e adesso? Ci tocca già affrontare il primo di una serie di distacchi che ci porteranno fino alla maggiore età e oltre, e che ci faranno sentire sempre più inutili: "Come?! Sembrava che senza di me nulla avesse senso, e invece?! Vuol dire che non sono io a farlo stare bene?". Beh, secondo me sì, vuol dire che è la mamma a farlo stare bene se è sereno anche in sua assenza. Perchè in fondo, loro vedono ancora il mondo attraverso i nostri occhi, e se siamo noi ad avere ansie, paure, dubbi, loro li leggono e sono disorientati: la mamma mi sta lasciando in un posto da cui non trae buone sensazioni; invece bisognerebbe dargli un po' più di fiducia nel mondo e nel prossimo e credere che se non ci siamo noi, beh ci sarà un'altra mamma - mio figlio più grande alla domanda "come fai se ti perdi al supermercato?" mi rispose che si sarebbe trovato un'altra mamma appunto -, che non sostituirà mai quella vera, ma intanto sarà un buon palliativo. Poi tanto di tempo per raccontargli Capuccetto Rosso e spiegargli anche il lato buio del mondo ne avremo.

Poi certo, a parole siamo tutti bravi. Intanto però piango e mi si gonfia il cuore a pensare che tra un po' non saranno ogni giorno con me a darmi il tormento e a farmi pensare che ricca sarei se mi dessero 1cent ogni volta che mi chiamano; faccio fatica a pensare che non sarò più io a prenderli a scuola o ad accoglierli a casa. Ma non ho scelta. Ho fatto del mio meglio nel cercare una struttura allegra e confortevole che li accogliesse e una baby sitter che potesse prendersi cura di loro, farli giocare e coccolarli. L'unica cosa che mi resta da fare è fidarmi delle mie scelte, del mio istinto e dei miei bambini.
Da quando è nato Momi ho sempre creduto che è innaturale lasciare un bambino così piccolo per andare a lavorare e lo penso ancora oggi. E' vero, ma al momento la nostra vita è questa e allora la chiave è pensare che la cosa migliore che possiamo insegnare ai nostri figli è che possono cavarsela da soli, perchè tanto in realtà soli non lo saranno mai. La mamma è lì anche quando non la vedono. Ha gli occhi dell'educatrice o della maestra o della tata e loro hanno una scorta di coccole della mamma da usare in caso di bisogno. 

Dire che sono felice di rientrare al lavoro è sicuramente un'esagerazione, però sono curiosa. Ecco è questo lo stato d'animo prevalente - insieme all'ansia e alla tristezza -. Sono davvero curiosa di vedere com'è la vita reale con loro tre. Perchè finora questa non è stata la realtà, è' stato uno stand by di quella che è la mia vita quotidiana. 

Adesso proviamoci, e chissà, magari andrà meglio di quanto potessi mai sperare!


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