martedì 11 ottobre 2016

Quanto è difficile questo lavoro

Il nostro Momi è ormai vicino a compiere 5 anni. E io con lui. Perchè prima di lui doveva nascere ancora quella parte di me che hanno tirato fuori con un cesareo d'urgenza il 6 novembre 2011 e che mi è entrata nel cuore appena mi ha guardata negli occhi.
Lo so che ci sono mamme che nascono quando vedono la prima ecografia con il cuoricino che batte, o le lineette sul test di gravidanza; addirittura alcune lo sono anni luce prima di diventarlo a tutti gli effetti. Io no. 

Io da quando ho conosciuto Papi sapevo che volevo dei figli con lui e sapevo che ne volevo tre. Ma da lì a vedermi mamma ce ne passava. Anche quando il mio Momi era nella pancia, sì lo amavo, ma non era ancora niente in confronto: non ero mamma, non come lo sono stata quando me l'hanno messo tra le braccia, non come sono stata con i suo fratellini mentre erano nella pancione, perchè ormai sapevo. Ormai anche la mamma era nata.

Momi è il mio primo e più grande amore. Ma ha l'onore e l'onere di essere un primo figlio; ha avuto la fortuna e la sfortuna di essere stato unico per noi: per la mamma, per il papà, per i nonni. Unico per tutti. Giorgio e Lola queste cose non le hanno mai provate, oltretutto prima ancora che Giorgino fosse capace di dire "mamma" c'era già un nuovo inquilino. E questa cosa con per me, che dall'alto del mio unico esame di pedagogia al primo anno di università - nel mesozoico - di bambini non so un benemerito cavolo, è tuttora difficilissima da gestire con Momi.

A lui, purtroppo, chiediamo tanto perchè è quello che ci siamo sempre aspettati, perchè abbiamo sempre creduto ciecamente nelle sue capacità. Io per prima l'ho sempre stimolato ed esortato a bruciare le tappe: non per essere il primo, per carità! ma a provare, perchè ero certa che lui ce l'avrebbe fatta a fare tutto quello che avrebbe voluto, non importa se bene o male, ma l'avrebbe imparato. E oggi, a cinque anni un po' questa cosa ci si ritorce contro, perchè lui ormai sa tutto ed è inutile che tu gli spieghi, perchè tanto lui già sa. La sua fiducia in se stesso è esorbitante, e da una parte bene così, perchè non è certo uno che si fa intimidire o che molla, dall'altra, dato anche il mio ruolo educativo, se fosse un poco più morbido ne sarei lieta! 
Inoltre il suo bisogno di essere all'altezza delle nostre aspettative purtroppo è un dato importante in tutto questo. Come dicevo, non sono mai stata la mamma del "il mio è il primo a fare tutto", ma sicuramente lui sa che per me e Papi è il più grande e quindi ci aspettiamo un certo tipo di comportamento. 
Ed è difficile uscire da questo tunnel. Il nostro tempo è poco, e spesso l'averne tre da gestire ci spinge a fare in modo che il più grande ci aiuti, almeno badando a se stesso. Ma il più grande, dovremmo ricordarcelo più spesso, ha solo cinque anni. Anzi, nemmeno. E questa richiesta arriva da quando ne aveva tre.

Inoltre, di che mi posso lamentare? E' l'agitazione fatta bambino, ma non è mai stato violento con nessuno, è generoso, è curioso, è educato e socievole. Certo, è difficile: è testardo, non tollera le regole e sentendosi capace, spesso prende in giro me o il Papi. 
Lui è il mio primo pensiero quando mi sveglio la mattina e l'ultimo quando vado a letto la sera perchè la mia ansia da "starò facendo bene?" è costante: è un continuo interrogarmi sul modo in cui l'ho sgridato, su quello che gli ho detto, su come l'ho trattato, sul fatto che forse gli ho permesso troppo, o forse avrei dovuto agire diversamente con il fratellino. 
O forse, come in tanti continuano a dirmi, dovrei lasciare che sia. Non stargli addosso, e non avere tutti questi dubbi che gli trasmetto anche senza parlare. Perchè una delle prime cose che ho imparato è stato che loro sono le nostre spugne. Loro sanno quello che abbiamo dentro; certo, non sono in grado di dare gli stessi nomi, "ansia"o "dolore" o "gioia", ma ne sentono gli effetti. 
La giustificazione che mi dò è che anche io come lui, devo imparare: lui deve imparare che ci sono regole da rispettare, ed io a fare la mamma.

E per imparare, di tutte queste menate che mi faccio una delle persone con cui ne parlo più spesso è la nonna G. - si, non la mia mamma, ma mia suocera, anche se odio questo sostantivo che porta con sè lo stesso carico emotivo di quando si dice "matrigna".
Sono fortunata. Ho detto che per le sue abilità manuali la nonna G. è fichissima. Ma non c'è mica solo quello. E' il mio faro nella notte quando non so più dove stia naufragando come mamma. Non è sempre semplice, lo ammetto, perchè io sono cresciuta con un riferimento meno presente - adoro le figure retoriche! - e abituarsi ad una gestione così diversa, anche quando la riconosco come migliore, non è facile, soprattutto a quasi quarant'anni - che ho scritto?! trenta! sono trenta!

Comunque, al di là del tempo speso a parlare, la nonna G. quest'anno mi ha fatto un bellissimo regalo - che ho usato ancora davvero poco in realtà - ovvero un abbonamento alla rivista on line Educare.it. e giusto oggi leggevo un articolo dal titolo "Relazionarsi con i bambini: piccole strategie educative" di Vincenzo Amendolagine, che riporta una sorta di decalogo della comunicazione.

Analizzandolo devo dire che ci sono cose in cui sono troppo avanti e altre su cui dobbiamo lavorare, ma non poco: tipo sono bravissima ad aiutarlo a vedere il lato comico delle cose per sviluppare ironia e autoironia - forse troppo brava - ma  mica tanto ad esercitare una comunicazione che non utilizzi la minaccia - "se non ti muovi finisci in castigo a vita!" - o ordini perentori - "adesso basta, ti ho detto che si fa e punto!". 

In ogni caso, il riassunto del decalogo è:
1. Mostragli di essere fiera di lui, ma anche quali sono i suoi punti di miglioramento
2. Dimostragli che può contare su di te ascoltandolo
3. Dagli delle regole commisurate ai suoi bisogni e alla sua età
4. Insegnagli a prendere le cose con ironia
5. Sii gentile e cortese
6. Insegnagli che si è felici indipendentemente da ciò che si possiede
7. Insegnagli ad amare ciò che ha
8. Ricordagli che lui è unico e speciale
9. Insegnagli che la vita è semplice e le cose spesso sono esattamente come sembrano
10. Parlagli e ascoltalo, dimostrandogli che lo stai ascoltando.

Io penso che lo stamperò e ne tapezzerò casa, perchè sono abbastanza convinta dell'efficacia dei punti che tocca.  
Purtroppo ora che li metterò in pratica passerà un millennio..ma insomma, non si va da nessuna parte se non ci si alza dalla sedia, no?





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