mercoledì 12 ottobre 2016

Che cos'hai fatto a scuola?

Qualche giorno fa leggevo un articolo, sul Post, in cui una mamma spiegava come aveva superato l'omertà dei figli per quanto riguarda le loro giornate.

E' una grama vita. Anche io, ogni santissimo giorno mi scontro con questa piaga. Da quando Momi andava al nido la risposta alla domanda "cos'avete fatto?" è sempre stata delle più dispersive.
Nell'ordine ci sono: 
1- abbiamo giocato ( con la gettonatissima variante "abbiamo giocato in salone/in giardino", che sembra niente, ma già una connotazione spaziale è una ricchezza con certi soggetti); 
2- niente; 
3- non mi ricordo.

A dispetto del giardino zen che inutilmente cerco di coltivare interiormente, queste risposte a me montano la furia. Ho sempre l'impressione che ci sia una volontà davvero omertosa: nella mia mente veicolano il messaggio "sono fatti miei e non ti riguardano". Ah già, perchè ora che mi sovviene nella top ten delle risposte c'è anche "è un segreto", data con il chiaro intento di bruciare il giardino zen. 

Sarà che in ambito scolastico io mi sono sempre un po' arrangiata e invece avrei voluto con tutta me stessa qualcuno che si interessasse, gioisse per i successi e si infuriasse per le disfatte - anche se ora, mentre scrivo queste righe penso che chissà, povera la mia mamma, magari anche lei ci ha provato ai tempi e anche le mie risposte erano da "niente vidi" e ad un certo punto ha gettato la spugna; vista la mia potenza quanto a memoria a lungo termine tutto può essere. E come darle torto se effettivamente è andata così?

Comunque, alla ricerca del mio Mulino Bianco in cui i figli raccontano a macchinetta, io non mi sono ancora arresa, e quindi studio valangate di domande diverse che poi gli scaravento addosso mentre torniamo a casa passeggiando con i fratelli. E sì, forse il problema è un po' la modalità terzo grado, chissà. L'anno scorso dopo lunghi mesi di sperimentazioni, eravamo approdati ad una sequela di domande sempre uguali, che però evidentemente a lui piacevano parecchio perchè ci stava volentieri, e quando non partivo io, era lui che mi incalzava perchè gli facessi le domande. Erano banalmente:
. qual è stata la cosa più bella
. qual è stata la cosa più brutta
. qual è stata la cosa più divertente
. quale quella più triste
e a volte aggiungevo qualche domanda tipo quale compagno è stato più simpatico, quale quello più monello.
Queste cose gli piacevano, sentivo che quando gli chiedevo lui ci rifletteva e poi mi dava una risposta tutto sommato circostanziata! Certo, continuavo ad ignorare il resto della sua vita scolastica, ma almeno avevamo fatto un po' di conversazione e imparavo a conoscere un po' meglio il mio omino biondo. Come dicevo anche per il quaderno delle gite, alla fine mi piace educarli a condividere i loro pensieri e le loro emozioni, e più che sapere cosa avesse fatto, mi piace sapere come si sia sentito. E devo dire che una volta rodato il sistema, lui ha imparato anche a raccontare un po' di più, prevalentemente dei rapporti con i compagni e dei giochi, ma va bene, anzi: leccarsi le dita!

Certo, la mia ignoranza della vita scolastica diventa imbarazzante quando alle riunioni di classe sembra che io arrivi da Saturno e non sappia niente - sembra solo eh!

Ad ogni modo, quest'anno non ho ancora trovato il template per fare breccia nella corazza di omertà. Quello dello scorso anno è evidentemente obsoleto e genera risposte evasive, arrogantelle o scocciate - se avesse qualche anno in più direi senza ombra di dubbio scazzate, più che scocciate.
The Godfather - ovvero l'omertà di Momi
Al momento ho provato partendo dal pranzo, cercando di farmi raccontare cosa mangia, vicino a chi, come sceglie il compagno per il pranzo, chi si comporta bene, chi si comporta male, chi è un mangione, chi non mangia nulla. Vorrei sottolineare, prima di sembrare una vera impicciona, che a me non me ne può fregare di meno di chi mangia cosa. E' sempre e solo un esercizio alla conversazione. Comunque non prende piede. Parla, per carità, ma sempre in modo arrogantello e scazzato - forse è il caso di considerare che stia attraversando la fase dell'arroganza e dello scazzo. A cinque anni. Se è così, a tredici personalmente vado a vivere in Argentina sotto falso nome.

Alla ricerca delle Domande Giuste un giorno trovo questo articolo di questa mamma, che già mi ha consolata un sacco facendomi sapere che non sono sola, ma come me c'è un universo di persone che si sforza di sapere che fanno i figli a scuola senza successo - il nostro sforzo senza successo, a scuola si spera che quello almeno ci sia. Se no vedi che le informazioni te le estorco buttando anche il sale sul giardino zen -. Comunque, la mamma in questione ad un certo punto della sua sfiancante vita domestica ha un'illuminazione: ribaltare la situazione. Cioè, non ti chiedo più cosa hai fatto, ma ti dico cosa ho fatto io! Applausi, idea geniale! Diceva che il figlio/la figlia - chi si ricorda - aveva apprezzato così tanto la cosa, che non solo poi condivideva a sua volta la sua giornata, ma addirittura, quando la mamma si dimenticava di iniziare lo scambio colloquiale, lui/lei la incalzava!
Andata. E' l'uovo di Colombo, devo provare!

Mamma: "Ciao Amore!! che bello vederti! E' andata bene la tua giornata?"
Momi: "Sì!"
Mamma: "Vuoi sapere com'è andata la mia???" - trac. Trappola piazzata!
Momi: "No."
Ah. OK. 

Così spiazzante da toglierti qualsiasi possibilità di ribattere senza mostrarti ferita. E così ho taciuto. Ho accantonato il metodo, ho pensato alla collega mamma che evidentemente ha trovato la SUA via, come si dovrebbe fare per ogni cosa - dovrei saperlo cavolo! - e ho ricominciato sull'unico modello al momento minimamente funzionante, quello del pranzo. 
Non pago però, il giorno dopo il giovane ha esordito dicendomi "mi vuoi raccontare com'è andata la tua giornata? No, perchè non mi interessa". Della serie, metti che il concetto non fosse passato bene ieri, te lo ripropongo. 

Ammetto che nella prima fase del suo quesito c'è stata la rinascita di una mia debole speranza. A cui lui ha tirato una roncolata in testa immediatamente, e non provarci più!

Giusto perchè si sappia, la risposta di Giorgio è "Anche io".



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