martedì 15 novembre 2016

Vabbè dai, dico anche io la mia!

Ultimamente vedo che in ogni bacheca, in ogni contesto genitoriale, in ogni lingua nota si sta diffondendo la discussione legata ai compiti a casa. Pensavo di risparmiarmela, visto che è un problema che ancora non mi tocca. Poi ci ho pensato attentamente e mi sono detta "eccerto, e mi lascio scappare un tema così hot?!". Scherzo. Mi sono semplicemente detta che è vero, oggi non mi tocca direttamente, ma sono almeno due anni che penso con terrore al momento in cui Momi tornerà a casa con una sfilza di compiti. E penso solo a Momi perchè non voglio nemmeno arrivare con l'immaginazione a quando saranno gli altri due demoni della ribellione a trovarsi in quella fase.
Dunque. Il tema è davvero scottante. Anche cercando di analizzare la realtà all'interno della nostra famiglia G. la situazione è complessa e articolata. 
Io sono stata una bambina diligente. Avevo un competitor a scuola e la cosa mi spronava a fare sempre di meglio - e mannaggia a lei non sono mai riuscita a superarla - e questa mia competizione faceva sì che io andassi avanti nei miei compiti a casa senza che mia mamma fosse nemmeno a conoscenza del fatto che avessi un diario. Ho sempre fatto i miei compiti con più o meno cura. Ovvio, a volte con più voglia, a volte meno. A volte riducendomi all'ultimo momento - no dai, sempre..- a volte mettendo insieme le cose come faccio ancora oggi, alla meno peggio.
Ma non sono mai morta. Ho fatto i miei compiti, ho studiato, ho giocato, sono andata in bicicletta, a fare attività extrascolastiche, a fare merenda dalla competitor. Insomma, non sono stata menomata nella mia infanzia dal fare i compiti a casa.

Però. Sì c'è un però. Anzi, ce ne sono un po' di però.

La campanella per me suonava alle 12:30. Veniva a prendermi la mia mamma a scuola e poi lei era a casa con me, e c'era anche mio fratello che era alle superiori e quindi mi dava l'esempio. Io non ricordo che mia mamma mi aiutasse, ma la mia competitor mi prende sempre in giro perchè la mia memoria arriva a non più di due ore fa, quindi è più che plausibile che io non ricordi, ma le cose siano andate che almeno all'inizio la mia mamma sia stata con me per vedere come e cosa stessi facendo. Finivo i compiti, un'oretta di compiti? guardavo la tv, facevo merenda, giocavo con la mia amica, andavo a fare sport o qualcos'altro. Il mio pomeriggio era lunghissimo!

Se penso al mio Momi poverino, le cose non andranno così. Momi già oggi esce dalla scuola dell'infanzia alle 16:00/16:20 e vede uscire i bambini delle elementari alle 16:30. Alle 16:30! Dopo 8 ore chiusi in un aula. Immagino che non li inchiodino nei banchi, ma non giocheranno più come alla materna. Oggi i bambini stanno a scuola 8 ore. OTTO ORE! c'è gente adulta che non riuscirebbe a stare in ufficio tutto quel tempo per ogni santo giorno -io per prima, sì -. E arrivati a casa non so quanti sono così fortunati da avere lì la mamma; ma anche se avesse questa fortuna il mio Momi, con che coraggio lo farei risedere al tavolo a fare compiti?

Ecco. Io mi schiero con il comitato no-homeworks. Perchè c'è stato un momento nella storia dell'istituzione scolastica che potevano avere un senso. Ma non oggi. Non alle elementari.

Ho letto un articolo sul Time che, tra le altre cose, dice che negli Stati Uniti, da cui prendiamo sempre un sacco di spunti per le boiate, ma a cui non facciamo così tanto riferimento per le eccellenze, ci sono scuole in cui come compito viene chiesto di leggere insieme. E' bellissimo! Leggiamo insieme! E' un atto d'amore, è un momento di relax e di condivisione! Leggere sviluppa la fantasia e il linguaggio e rafforza la relazione! 
Negli USA si raccomandano che i bambini dormano piuttosto che facciano i compiti, perchè gli studi effettuati evidenziano che i bambini traggono maggior beneficio dal sonno che dai compiti, che spesso anzi sottraggono ore al riposo! 
E la responsabilità che a volte pensiamo che i compiti a casa possano insegnare ai nostri figli, la impareranno in modo proporzionale alla loro età: alle elementari saranno solo più stanchi, più ostili alla scuola, più stressati. E noi pure, perchè la responsabilità di cui loro non possono farsi carico perchè piccoli, inevitabilmente cade su di noi genitori, che comunque abbiamo a nostra volta 8/9 ore di lavoro sulle spalle e ci tocca pure ristudiare le tabelline - o peggio, le province d'Italia che sono pure aumentate da quando non sono riuscita ad impararle io -.

Niente, mi schiero. Per il mio futuro in primis. Per il futuro dei miei figli anche, perchè voglio che arrivino a diplomarsi felici di essere andati a scuola, e non con l'astio nei confronti di quell'istituzione così preziosa! Mi schiero, per il loro diritto ad essere bambini come lo siamo stati noi, che a casa passavamo le ore svaccati sul divano con il cervello spento davanti ad un pupazzo parlante, rosa oltretutto. 

Lasciamolo spegnere anche a loro che saranno sempre molto più controllati e incanalati di quanto non siamo mai stati noi! E per inciso, a me nella vita il sapere Valentino di Pascoli a memoria o l'incipit dei Promessi Sposi, non mi è mai servito a nulla - e nemmeno le province, soprattutto da quando sono smartphone-dotata e non faccio più figure meschine - se non a completare con successo qualche cruciverba! 

Nessun commento:

Posta un commento