mercoledì 2 novembre 2016

La mamma del 2016

In questi giorni trovo molti articoli inerenti la ricerca di Ipsos per la Ferrero relativa ai bisogni delle mamme nel 2016. L'ho trovata molto carina e mi ci sono rivista molto. 

Secondo la mia lettura il problema della mamma sono l'ansia da competizione e la stanchezza.
E come non rivedersi? Io che mi lamento sempre perchè me la devo cavare da me, sono anche l'ultima persona in grado di demandare. Cioè, se proprio non ho alternative allora ok, altrimenti piuttosto raggiungo l'obbiettivo in ginocchio sui ceci. Insomma, io sono quella mamma che fa tutto da sè e si compiace di farlo, ma allo stesso tempo sono anche schiacciata dal fatto di non avere tempo per me e di sentirmi sola.
Cioè, per l'indagine hanno intervistato me.

Che poi lo so, sola non sono. Io ho qui Papi, e penso che sia emerso ormai che non è un uomo normale, non è quello che quando torna a casa la sera dal lavoro si mette la tuta e si fa portare la cena in tavola ruttando e smadonnando. Il difetto di Papi è che lavora. Che è un po' anche il mio di difetto, ma finora sono riuscita abilmente a tenerlo nascosto.  Il nostro Papi cucina e pulisce, il fine settimana mi permette di dormire un po' di più quando è possibile - e il sonno regalato vale più di un diamante in certi momenti della vita -, guarda i bambini e mi prepara delle colazioni spettacolari. Il nostro Papi non lo trovi proprio in ogni angolo del mondo. 
Però - sì, qualche però c'è; del resto ce ne sarà almeno uno anche per me! - lascia l'amministrazione solo a me. Nel senso che io sono la tesoreria, l'ufficio forniture, le relazioni con il pubblico - io capito? che sono sociopatica! Però sì, sono io che vado alle riunioni a scuola e intrattengo le relazioni sociali necessarie a vivere con i figli. Chissà, magari ci andrebbe pure lui eh, alle riunioni! Però in questo caso sono IO che voglio sentire con le mie orecchie cosa c'è da dire sui miei piccoli orchi - . Spesso io sono anche il nutrizionista, l'agente di viaggio e l'agente assicurativo - del resto, quello se non lo sono io chi potrebbe esserlo? -. 
A livello manuale invece ecco che arriva lui: dal falegname all'elettricista, dall'idraulico al ferramenta, dal cuoco all'adetto alle pulizie. Insomma, io la mente e lui il braccio! - si, tante parti che scrivo servono solo ad innervosirlo -.
In sostanza, non so come altro dirlo: lui a volte è la mamma. Ed è una ricchezza che in poche possono dire di avere. Lui con i nostri figli vale tanto quanto me: li coccola, li fa giocare, li lava, li addormenta. Siamo intercambiabili insomma. Non ho mai sentito di non poter uscire perchè lui se no chissà che combinava! Oddio, ci sono stati dei momenti in cui ho preferito che non fosse qui solo, ma esclusivamente perchè non è tetta-dotato e quando la Lola voleva quello, apriti cielo. E che fai? rimani solo contro tre, senza nemmeno lo strumento del potere?

Comunque, dal mio punto di vista di mamma, le cose oggi sono per certi versi molto più difficili: per chi di noi può andare avanti a lavorare rimane da sedare un forte senso di colpa e un forte senso dell'ingiustizia dato dal fatto che ci sentiamo di abbandonare i nostri figli. Forse tra qualche generazione questo problema sarà risolto e le future mamme non vedranno più la cosa come fuori da ogni naturalità, perchè credo che sia solo un retaggio culturale - ma è solo una cosa che intuisco, perchè anche per me è disumano il lasciarli -.
Uscendo dalla sfera emotiva dobbiamo far fronte ad un mondo del lavoro dove non siamo più solo noi ad essere incerte, ma anche il nostro compagno e quindi, se da un lato la società ha sdoganato il papà che si prende cura dei bambini, dall'altro ha introdotto un precariato che impedisce di applicare questa flessibilità: "abbiamo un contratto farlocco in due, rischialo tu che i primi mesi sono necessari con il bambino, mentre io sto aggrappato a 'sta zattera e cerco di mettere in salvo tutti".  E quando si ha la fortuna di avere invece un qualcosa di più sicuro, spesso ti trovi a dover affrontare degli orari che mal si conciliano con quelli scolastici: per fortuna in molti istituti esiste anche il dopo scuola; il problema è che in molti uffici essere a casa alle 18 - ora in cui il dopo scuola termina, solitamente - è fantascienza. E dimentichiamoci le attività extra scolastiche, perchè se non hai dei nonni vicini e/o disponibili chi li porta? La baby sitter. Se puoi permettertene una. E i figli chi te li cresce? Tutti tranne te. 
Forse è da questo tunnel che si deve uscire, quello del "così li metto al mondo per farli crescere ad altri", ma non saprei in che modo. 

Ecco, da mamma del 2016 io vorrei trovare un bel compromesso: lavoro e mi realizzo come individuo, e cresco i miei figli e la mia relazione e mi realizzo come mamma e compagna. Non so da che parte si possa iniziare, se non trasformandosi in wonder woman, da cui si torna all'inizio: io devo, io posso, io sono invincibile e non lascio il comando a nessuno.

E comunque, alla fine, noi mamme abbiamo una marcia in più, credo sia un po' questo che sfugge alle aziende e ai datori di lavoro: se è vero che le donne in azienda valgono maggiormente - e guadagnano meno, ma questo è un altro discorso - quando diventano mamme sviluppano delle capacità sorprendenti: mediamente una mamma è multitasking, ha doti diplomatiche, ha pazienza e una capacità di sopportazione dello stress non da tutti; è in grado di sostenere sessioni di lavoro spaventose senza mai fermarsi - faccio presente che in Francia, le mamme con tre figli dal 1980 sono esonerate dall'ottenere il master per l'insegnamento, e anche i papà lo sono, dal 2007; giusto per fare un esempio -. 
E' vero, abbiamo a casa dei pargoli che hanno bisogno di noi. Ma se invece di vederci come delle persone con disabilità gravi la società ci vedesse per quello che siamo, questo problema si risoverebbe permettendo davvero di avere pari responabilità nella gestione famigliare ad un papà.

Sì, mi sento sola. Perchè chi deve prendere un permesso quando i bambini stanno male sono io, ma solo perchè il mio Papi verrebbe bollato ed emarginato e chissà, al terzo permesso forse non avrebbe più un cartellino da timbrare. 
Ecco, mi sento sola pechè noi donne abbiamo scoperto quanto sia soddisfacente essere mamme e lavoratrici, ma la nostra società ancora pensa che una mamma sia solo un peso per il datore di lavoro e ancora ti senti dire "ecco perchè le donne con figli se ne dovrebbero stare a casa". E invece, siamo una risorsa.
Temi una mamma, perchè può tutto.
 

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