venerdì 16 dicembre 2016

Un adulto più adulto

Mi capita spesso ultimamente di ritrovarmi a desiderare un adulto che gestisca un po' il casino della nostra vita.

Non è una cosa che riesco bene a spiegare. C'è tutta una fase nella vita in cui anche se hai delle responsabilità, non ci sono altre vite che dipendono da te in tutto e per tutto: finchè si è figli non ti capita mai di pensare "Come ci arriviamo alla fine del mese?" - almeno nelle situazioni che dovremmo definire "normali" -.

Finchè si è figli ci si può permettere un sacco di cose che ti sembrano ovvie e normali, ma che poi quando passi ad essere anche genitore, così ovvie non sono più.

Io ho avuto una famiglia normale: mia mamma ha avuto la possibilità di stare a casa con me e mio fratello finchè ne abbiamo avuto bisogno e il problema di come fare quando uno di noi due fosse malato non si è mai posto. La fatica, l'ansia, la preoccupazione i bambini non ce l'hanno. Ed è giusto così! Tutto per loro accade per magia, non è percepita la fatica della mamma o del papà. E anche questo è giusto così. E' quando passi dall'altra parte che apri gli occhi e ci rimani male da quanto è il da fare.

Anche sulla mia testa di adolescente sono ricaduti i problemi la mia famiglia può aver avuto, ma mai come sono caduti su quella dei miei genitori, che hanno cercato per quanto in loro potere di proteggerci. E' giusto così, per carità: è andata bene da figlia e mi va bene da mamma tutelare per quanto mi è possibile i miei figli.

Ma è difficile. Lo ammetto, secondo me è tutto difficilissimo. Non mi fermo mai a pensarci perchè lo trovo sconfortante. E' difficile incastrare tutto come un tetris, sperare che nessuno si ammali perchè non sapresti a chi lasciarli, pensare a come incastrare le cose se proprio dovesse succedere. Doversi chiedere "quanto sarà malvista al lavoro la mia assenza perchè mio figlio sta male?". E chiederselo moltiplicato per tre.
Sì, perchè lo so anche io che loro vengono prima di tutto e dicano e pensino quello che vogliono al lavoro: se stanno male sono loro che hanno la precedenza. Sì. Nel mondo ideale. Nel mondo reale non funziona così: dobbiamo anche ringraziare di averlo un lavoro, figuriamoci se così a cuor leggero mettiamo davanti una febbre alla preservazione di uno stipendio. Perchè alla fine, è vero che i figli vengono prima di tutto, soprattutto quando stanno male, ma lo stipendio per chi lo portiamo a casa?

E' un post triste e confusionario. Ma del resto è questa la situazione in questo momento, triste e confusa. A fronte di tutti quelli che parlano di contratti rispettosi della persona e della sua vita privata io vedo solo un peggioramento della qualità della vita e un menefreghismo nei confronti dell'individuo, e dobbiamo anche dire grazie che quel poco ce l'abbiamo.

Sono giorni difficili, poi con l'avvicinarsi del Natale ci sono sempre un sacco di cose da fare. Oggi avevo la mia mezza giornata libera e speravo di mettermi con loro a giocare, a fare decorazioni natalizie, a pasticciare. E invece il mio tempo l'ho usato per pulire casa, perchè se per qualche motivo fosse capitato l'ufficio d'igiene ci facevano sfollare. Se fossi stata in casa da sola ci avrei messo, mah, 45 minuti. Con loro ci ho messo almeno tre ore.

Questa è la nostra vita: cercare di fare tutto prima sperando che poi mi avanzi tempo per stare con loro e rilassarmi. Sono stanca, certe sere mi addormento prima io dei bambini, poi mi risveglio a mezzanotte e ci sono ancora cose da fare, così vado a dormire tardissimo e poi alle 5:30, dopo una mezza nottata di risvegli della Lola, si ricomincia.

Vorrei un adulto più adulto, che mi confortasse, che mi dicesse che sto andando bene, che nonostante ogni tanto vorrei che spegnessero almeno l'audio, sto facendo un buon lavoro, non sto crescendo bambini con mancanze o problemi. 
Vorrei un adulto più adulto che mi rassicurasse: è normale. La fatica, l'incazzatura, la frustrazione, la stanchezza, la voglia che crescano in fretta: ci siamo passati tutti. 

Ditemelo. Perchè a volte sentirsi meno soli nel mare magnum di mamme che in una sola sessione produttiva tessono cuori, dissertano di fusione a freddo e fanno il ragù di cinghiale - che ovviamente hanno cacciato loro nell'ora di basket del figlio - mi frustra parecchio. 

Ci sono momenti in cui non vedo davvero come uscirne e altri in cui invece sono positiva: giorno per giorno ce la faremo, staremo in piedi e intanto i bambini cresceranno.

E' questa la cosa più triste. Mettere una mamma nella condizione di pensare che deve tener duro, perchè tanto crescono.

Già. Crescono, e mi mancheranno come l'aria che respiro.

(Sono così a pezzi che dalla metà di questo post in poi mi sono addormentata almeno 5 volte, proprio testa sul petto perchè ho sbattuto le palpebre più lenatmente. Perdonatemi se ci sono errori)

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