venerdì 30 dicembre 2016

Merenda in compagnia

Oggi pomeriggio sono la mamma zero. Quella che non avrei mai voluto diventare, quella di cui faccio fatica a condividere i pensieri e le emozioni, ma bisogna pur accettare che esistono e in fondo spero che condividendole sbuchi fuori la Montessori a dirmi che è normale.

Perchè io normale spesso non mi sento in questo aspetto. 

Oggi pomeriggio c'è a giocare il nipote della vicina. 
Oggi pomeriggio, in barba a tutte le letture pedagogiche e a ogni mio credo, mi sono sentita dire a mio figlio "ma non vedi com'è bravo lui? perchè non sei così anche tu?".
Oggi pomeriggio ho perso.
Sì, perchè una delle cose che avevo promesso a me stessa e a mio figlio quando era ancora nella mia pancia, è stata che non l'avrei mai paragonato a nessuno, perchè io da figlia ho vissuto l'inadeguatezza continua di non essere "ben vestita come x", "educata come y", "brava con la mamma come z", "pettinata come la figlia di x". Tutta la vita. Anche oggi io sono continuo oggetto di paragoni in cui ovviamente l'elemento inferiore sono io. 

Perciò era per me un punto fermo.

Signor giudice, a mia discolpa io posso dire che sono esaurita. In un pomeriggio a casa con loro devi avere 7000 occhi, per evitare che si ammazzino tra loro, che si ammazzino singolarmente o che non ti demoliscano casa. 
Io ci metto impegno, me la studio, mi ingegno per trovare attività da fare insieme che li tenga piacevolmente indaffarati. Ma loro ammazzano ogni mia positività chiedendomi solo se possono guardare la tv, parlandomi sopra mentre io con tutto l'entusiasmo che sono in grado di raccogliere gli propongo giochi e lavoretti. 
Io li educo all'indipendenza, ma appena mi giro loro si puliscono le mani sporche di cioccolata sul muro. Scendono dal water dopo che hanno fatto la cacca senza aspettare nemmeno che arrivi a pulirli, e non me la sento di descrivere lo scenario che si apre. E quando tu lavi l'impunito ne arriva un altro che infila le mani nello stesso water.
Io sono stanca signor giudice. Di parlare senza che nessuno mi ascolti, di dover ripetere le stesse identiche cose un milione di volte e ogni volta vedere stupore come se nessuno sapesse. Di sentire infiniti capricci perchè hanno visto solo due ore di tv - e questo succede sempre e solo quando possono avere momenti extra davanti allo schermo, mai quando la guardano nei momenti ordinari - di buttare via cene intere perchè in un sugo è rimasta una buccia di pomodoro - orrore!
(Ndr ovviamente sono tutti esempi tratti dalla vita quotidiana in questa casa)

Mio figlio è incapace di stare seduto a tavola. A volte mi dico che è perchè li ho infilati a mangiare sulla panchina e questa cosa gli dà agio di scivolare di qua e di là. Ma credetemi: sulla sedia è uguale. Riescono - riesce in particolare - a cadere da seduti! Con una chiappa su e una giù si spaccheranno il muso sbattendo il mento sul tavolo. Oppure stanno in piedi: sulla panchina o di fianco alla sedia e parlano a raffica senza mangiare un boccone. Oppure si sdraiano sul tavolo. E tirano la tovaglia. E rovesciano i bicchieri. 

Sono riusciti a spezzare due doghe del letto continuando a saltarci su e a camminarci e a rovesciarsi. Spaccheranno anche il divano allo stesso modo, perchè in casa G. lo sport nazionale è il salto frenetico sul divano e sul lettone. Più bello ancora: dal divano alla panchina o al tavolo. 

Giorgio, che a volte ho il dubbio sia sordo, lo trovi sdraiato tra le corsie del supermercato, a paciugare le confezioni dei formaggi che tu NON VOLEVI comprare, a correre senza un domani. Ho visto nonne guardarmi con una riprovazione tale per mio figlio sdraiato in mezzo al passaggio pubblico che avrei voluto chiedere scusa.

Tempo fa, alla Coop mi sono imbattuta in un bambino fuggitivo che avrà avuto l'età di Giorgio e che correva alla velocità della luce tra le corsie, urlando come una sirena impazzita e la madre a corsie di distanza che cercava di riprenderlo disperata. Anche il Momi era rimasto colpito dall'apocalitticità della scena. 
Ecco. Metaforicamente quella mamma sono io: loro tre stanno correndo come degli ossessi ovunque, urlando come pazzi e quando ne riesco a riacciufare uno, quell'altro è finito chissà dove a fare danni. Temo seriamente che questa sarà la mia vita. 

Poi sì, lo so che sono bravi, che sono dei bambini socievoli, solari e amorevoli. Ma ogni tanto vorrei che fossero un po' più simili ai bambini-leggenda: quelli che leggono da soli, che colorano, che tengono per mano i fratellini. 

La mia vita di mamma-che-non-avrei-voluto-essere si dipana in un intrico di minacce di sculaccioni, conteggi fino al tre, minacce di castighi e urla sataniche. E ormai tutti i maledetti manuali - quelli che ti spiegano che non devi MAI dire che sono monelli, al massimo che si comportano come tali  - e articoli di pedagogia letti stanno alimentando il fuoco in cui si contorcono tutti i teorici della comprensione e dell'abbraccio contenitivo. Al grido infernale di "SIETE DEI MONELLIIII!"
E la benzina è ormai composta dalla mia giustificazione ufficiale: le mamme che sono le nonne di oggi col cavolo che si facevano tutte 'ste menate e 'sti problemi! Non ascolti? se non funziona lo sguardo fulminante, la scoppola farà centro senza dubbio alcuno. 

Lo so, sono la mamma zero. E oggi so che ho anche un serio problema con il bambino immaginato che evidentemente nella mia testa c'era ed era stato nascosto fino ad ora.

(Ah, vabbè. Questa sera abbiamo evacuato il bagnetto causa cacca dentro. Il colpevole, che è poi stato posto sulla tazza per finire la sua opera, ha deciso che nel water doveva finirci anche il suo supereroe preferito, a monitorare la situazione.)

Tutto ciò ogni giorno bene o male. Moltiplicato per tre.

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