domenica 25 dicembre 2016

Il segreto del Natale

No, il segreto del Natale non è che finalmente ci siamo tolti dai piedi quei maledetti regalini del calendario, che erano diventati un secondo lavoro. La domanda ricorrente del mese di dicembre è stata "Cosa c'è da preparare per domani?" e nonostante la mia mente ferma ai 14 anni si chiedesse sempre che cosa intendesse Papi, che non ricordavo se dovevamo fare il tema sull'Avvento o il problema di matematica - sì, ogni santissimo giorno mi sono chiesta che cavolo volesse dire -; quando finalmente coi tempi miei raggiungevo il target era sempre un momento di grande tensione: avrei potuto dire che dovevamo tessere un arazzo di 7x6 metri raffigurante la nostra famiglia, come che dovevamo cantargli "tu scendi dalle stelle" a sbattimento zero.
Beh. E' finita. L'ansia serale e la fatica ce la siamo scrostati anche per quest'anno.

Quest'anno la vigilia di Natale ce la passiamo nella nostra casetta, solo noi 5. Perchè la nostra Lola è malata: in quest'ultima settimana abbiamo fatto fronte a due casi della precedentemente ignota malattia Mani-piedi-bocca (se cercate su internet, alcuni siti danno anche il nome in inglese Hands-feet-mouth. Caspita eh! Chi l'avrebbe mai detto!). Uno dei due casi pustoloso - ovviamente Giorgio. Se qualche malattia può essere presa in forma da dire "ma che schifo!", quella è la forma in cui la prenderà Giorgio - e un caso febbricitante - la povera Lola che ha toccato punte di 40.2, senza scendere mai sotto i 38.5 nei giorni peggiori -. Così abbiamo deciso che quest'anno non raccatteremo armi e bagagli per fare due ore a Boario, ma festeggeremo a casa.

Per me la Vigilia è già un momento magico. Forse perchè io sono quella del momento prima, chissà. Ma per me è già festa. Chi è cresciuto con me si ricorderà che da ragazzina trovavo sconveniente chiamare a casa della gente la Vigilia: "Ma dai, mi piglia male! La Vigilia di Natale non si chiama a casa della gente!". Forse perchè fervono i preparativi, forse perchè siamo tutti un po' più su di giri. Forse perchè in fondo, Babbo Natale arriva sempre per chi ci crede.

No, non è che io ci creda. Ma i bambini ci aiutano a vederlo ancora volare con la sua slitta.

Io ricordo bene i natali di quando ero piccola. Ricordo la magia che quando sei bambino percepisci come se fosse una cosa palpabile. Ricordo che mio papà mi faceva vedere gli aerei nel cielo e mi diceva che erano la slitta. E io li guardavo a bocca aperta, ammirata da quante ne sapesse mio papà e da che fantastica cosa fosse la slitta. Come se mai avessi visto aerei nel cielo prima della Vigilia di Natale. Ricordo l'ansia di andare a dormire, di lasciare un cioccolatino per Babbo Natale - e il suo fido aiutante Gesù Bambino, perchè nella mia mente di bambina lui era tipo l'elfo che lo aiutava nel lavoro. Mi perdonino i credenti -. La paura di svegliarmi e trovare 'sto tizio che sistemava i regali - eh sì dai, un po' di inquietudine la mette! -.
E poi ricordo la mattina di Natale e la gioia di trovare i regali. E di passare una giornata con la mia famiglia, con tutti i miei zii e i miei cugini: capitava così raramente di trovarsi tutti insieme! Era bello, era un momento magico. Il Natale era quello: mille persone per casa che andavano e venivano dalla cucina, antipasti da sfondare un camion, tortellini fatti in casa, secondi dimenticati da tutti e poi i tortelli dolci dello zio Giancarlo sapientemente centellinati in modo da scatenare le peggiori guerre intestine e diventare nel contempo leggendari.

Oggi - che io sappia - i tortelli non vengono più fatti. Mio fratello non ha saputo cogliere l'opportunità di essere scelto quale depositario della ricetta e lo zio dice di non ricordarla più.
Nemmeno quei Natali vengono più fatti. E la magia della mia infanzia è finita con l'utlimo Natale che abbiamo passato tutti insieme.

Però oggi abbiamo l'opportunità di costruire il nostro Natale, che alla fine è speciale sia quando credi a Babbo Natale sia quando SEI TU ad essere diventato Babbo Natale.
Io non sarò mai quella fanatica che a ferragosto scrive su Facebook quanti giorni mancano al 25 dicembre, ma mi piacerebbe che anche i miei figli a quasi 40 anni possano sentirlo ancora così magico. Di una magia diversa. Del regalo più grande che ti possono fare dei bambini, che è quello di vedere ancora le cose con i loro occhi stupiti. E così, in questa prima Vigilia che è tutta solo nostra, noi abbiamo preparato i biscotti a forma di renna per Babbo Natale - in realtà è un alce, ma non credo che lui si prenda male per un dettaglio simile -, abbiamo preparato la nostra cena di Natale a base di antipasti - eh sì, perchè è una vita che dico che possiamo anche solo fermarci lì e nessuno mi ascolta mai! - e poca pasta fresca al pesto. Abbiamo brindato e abbiamo schifeggiato. Infine abbiamo guardato un po' di tv e ce ne siamo andati a letto.

Poi Babbo Natale è tornato in sala, ha incartato tutti i regali con la carta speciale - tenuta nascosta per non farci beccare su una cosa così banale, almeno quest'anno che non ci hanno ancora trovato i regali come è successo lo scorso anno! -, ha scritto una letterina per ringraziare i bimbi di casa, si è magnato i biscotti inzuppati nel latte e ha tagliato la carota - perchè di mangiarla proprio non ce ne abbiamo voglia! - e poi andrà a dormire. Al Polo Nord, visto la solita temperatura della camera.

Tutta la vita non vale lo stupore di quando si sveglieranno.
Comunque, l'altro giorno è stato Momi a svelarmi qual è il segreto del Natale. Me l'ha sussurrato in un orecchio.

Il segreto del Natale è..lo stare insieme!

Buon Natale! Anche a chi non ci crede più. Perchè in fondo, la magia è come la bellezza: sta negli occhi di chi guarda.

(La foto mi sono ricordata di farla solo dopo che Babbo Natale aveva gradito la sua merenda..)

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