venerdì 13 gennaio 2017

Ve lo dico..

..non è un post nuovo, è la ripresa di qualcosa che avevo già scritto, con l'aggiunta di veleno qua e là.
Pur vagando poco per il web, quando mi imbatto nei post delle mamme mi trovo a leggere le peggiori discussioni, che ogni volta mi lasciano senza parole, ma con tante domande.

Però, contestualizziamo la situazione in cui questo post nasce.


La prima cosa che vi dico è che oggi è stata una giornata difficile. E per giornata intendo dalle 00:00 e non da quando è suonata la sveglia questa mattina. Ad un certo punto della notte ho anche deciso che pur di chiudere gli occhi almeno 30 secondi avrei dormito con la testa al posto dei piedi, in modo che gli ospiti smettessero di scassarmi le palle tirarmi calci, gomitate, manate e urla nelle orecchie.
A seguito di questa nottata infame, Papi ha deciso che nonostante una settimana di infiammazione alla patatina della mia povera Lola, siccome eravamo tutti un po' in ritardo, la Lola poteva andare al nido anche con il pannolino della notte, che tanto poi gliel'avrebbero cambiato. Quando ho realizzato qual era il suo piano criminale ovviamente me lo sono mangiato vivo. 
Allora l'ha cambiata.
Ma ha dimenticato di rimetterle i pantaloni.
Così, la Lola oggi era in giro in calzamaglia. Con i 2 gradi delle ore calde della nostra splendida Brianza.

La seconda cosa che vi dico - che non fa il contesto però - è che ringrazio ogni giorno la sorte che mi ha dato Papi e la sua capacità e volontà di darsi da fare. Ma Papi rimane un uomo.
E come tutti gli uomini mette i vestiti del figlio di 2 anni e mezzo alla figlia di 1 anno e due mesi.
Oppure le mette i pantaloni e poi le infila la calzamaglia: non so perchè la cosa lo manda così tanto in crisi, ma lui non riconosce per Lola l'indumento detto "pantaloni", per lui sono sempre solo calze. Con i piedi o senza. E ora che ne scrivo mi sta facendo ridere un sacco questa cosa; ma quando oltre a gestire quei tre animaletti devo anche spiegare che quelli senza piedi sono pantaloni normali vado un pochino in bestia. Ma solo un pochino eh. (Un'altra cosa che vi dico è che per aver svelato la sua debolezza Papi non mi rivolgerà più la parola per un sacco di tempo. E io devo sforzarmi di non ridere perchè lo conosco troppo bene..)

L'ultima pennellata al contesto è data dal fatto che la pillola che finalmente ho iniziato a prendere mi sta dando le complicanze di una gravidanza, senza la bellezza di un creaturino nella pancia. Sono gonfia come un cotechino bollito e umorale come nelle peggiori giornate di ondata ormonale. Potrei piangere ore perchè ho la sensazione che ci sia del buono nel mondo. E staccare la testa a morsi di un qualsiasi essere vivente adulto che  sbagli l'approccio.

Ecco. Questo è il quadro.

L'argomento principale del post nasce da una pubblicazione sul blog 50 Sfumature di mamma che parlava del perchè le mamme hanno bisogno di immolarsi sull'altare della sofferenza e della privazione: dal parto senza epidurale in avanti, la mamma è mamma solo se fa fatica. 
Posto che il blog è incentrato sull'ironia e sullo sdrammatizzare e posto che alcune persone l'ironia non se la hanno a dare, come il coraggio di don Abbondio, ho letto commenti velenosi e arrabbiatissimi che accusavano l'autrice di leggerezza e puerilità, di cercare consolazione perchè sente di aver sbagliato qualcosa. Ecco. Io farei lo stesso sbaglio catalogando queste persone. E in realtà lo faccio, non perdo nemmeno tempo a convincermi che io sia migliore perchè non lo faccio. Sono come loro. Ma forse, il segreto è un po' questo, care mamme: siamo tutte fatte allo stesso modo, io sono estremista da una parte e tu lo sei da un' altra; io mugugno dentro perchè tu allatti un bambino di due anni e tu lo fai perchè io a 10 mesi ne avevo piene le palle di allattare. Ma da qui, a voler fare proseliti ce ne corre. In questo aspetto della vita, come in tutti gli altri. 

Questa è la mia verità:
  • Ogni giorno in cui vado al lavoro e devo svegliare i miei bambini alle 6:30 e mettergli pressa, portarli fuori con il gelo, scaricarli velocemente e non avere più informazioni di loro fino a pomeriggio inoltrato, io mi sento una mamma di merda.
  • Ogni giorno in cui sono al lavoro e tutto sommato il tempo mi passa perchè ho accanto colleghe deliziose e parte del mio lavoro ancora mi appassiona e alla fine non mi dispiace così tanto andare in ufficio, io mi sento una mamma di merda.
  • Ogni giorno in cui prego anche gli dei assiro-babilonesi perchè nessuno si ammali e penso a come salvare capra e cavoli in caso di malattia singola o multipla, invece di preoccuparmi solo ed esclusivamente della salute dei miei bambini, io mi sento una mamma di merda.
  • Ogni giorno in cui arrivo a casa alle 18 passate e dopo 15 minuti a casa vorrei dei tappi per le orecchie, io mi sento una mamma di merda.
  • Ogni giorno in cui non ho voglia di leggere la storia a Momi, non ho voglia di cantare la canzoncina alla Lola, non ho voglia di sentire Giorgio frignoso, ma ho voglia solo di fare in fretta e andare a dormire anche io, io mi sento una mamma di merda.
  • Ogni volta che non ne ho potuto più di svegliarmi la notte e allattare, di svegliarmi la notte e consolare, di svegliarmi la notte e trovare gente inconsolabile per i più svariati e assurdi motivi, io mi sento una mamma di merda. (In questo caso anche una compagna di merda, per le volte che ho costretto in malo modo anche Papi a svegliarsi).
  • Ogni volta che sono uscita dal Mulino Bianco per mettere piede nella realtà e ho ammesso che li avrei venduti al mercato nero (oh è un'iperbole eh!), che di ridere non ce ne avevo voglia, di giocare con la farina e ritrovarmene per giorni nel letto, nei capelli, sotto il divano, non ci pensavo proprio, mi sono sentita una mamma di merda.
  • Ogni volta che ho urlato così forte che è arrivato Satana a chiedermi scusa, mi sono sentita una madre di merda.
Gli esempi potrebbero andare avanti fino a comporre un "Guerra e pace" della mamma di merda, e forse anche di più.

Ma non mi sono mai sentita una madre di merda quando i miei figli me li hanno tirati fuori dalla pancia. Nemmeno quando non si è trattato più di un'urgenza, ma di una scelta. Mi chiederò per sempre cosa vuol dire "parto naturale", ma non statemi addosso, quello è uno dei pochi casi in cui non mi si è mai affacciato il dubbio se io sia o meno una madre di merda.

Nei commenti al post di ieri si contestava il fatto che queste mamme, che ammettono la liceità del cesareo, del biberon, dell'epidurale, del trovare tempo per sè ed il compagno etc, abbiano bisogno di sentirsi normali. 
Beh, sì. Io ne ho un sacco di bisogno. Perchè a me di normale, da quando c'è Momi nella mia vita, non mi è più capitato nulla, e sapere che non sono strana io, comunque mi è di conforto. 
Mi è di grande conforto sapere che per tutte quelle situazioni in cui io mi sento una mamma di merda, c'è qualcun altro come me che sta male, si fa le stesse domande e prova anche a tirarsene fuori cercando di sentirsi normale, nonostante la schiera di persone che ti chiede "ma come?! tu lo tieni a dormire nel tuo letto?!"(ad esempio) guardandoti come se fossi un paria indiano.

Chiudo, dicendo che qualche anno fa, sul Corriere veniva pubblicata la web serie "Una mamma imperfetta":  temi da mamme, della lunghezza adatta ad una mamma (8 minuti, chi è che ha più tempo?!). Sicuramente qualche puntata la si trova su youtube
Magari la conoscete già, ma se così non fosse la consiglio a chi come me non ha ancora trovato in commercio la "Guida del Mulino Bianco alla famigliola felice". E si che su Amazon si trova qualsiasi cosa!


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