mercoledì 25 gennaio 2017

L'unità di misura dell'amore

Oggi abbiamo festeggiato il compleanno del mio papà. Il mio papino ha compiuto la bellezza di 78 anni. Il doppio dei miei: quando io sono nata, lui aveva la mia età oggi - beh in realtà qualche mese in più, non invecchiamoMI prima del tempo!

Per festeggiarlo io e mio fratello li abbiamo portati a pranzo vicino a casa loro - e vicino al posto di lavoro di mio fratello, ma lo dico così, solo per dire  -. 

Io e mio fratello che dialoghiamo durante uno dei vari momenti no del nostro rapporto.
Oggi - come sempre - ero in ritardo e - come sempre - ho ricevuto una chiamata da mia mamma che mi faceva sapere che loro erano già seduti. Ovviamente io mi sono inalberata un pochino - per niente, perchè se mi avessero chiamata a dirmi che mi aspettavano fuori gli avrei detto io di entrare! - finchè non mi ha detto che nemmeno mio fratello era ancora arrivato. Allora mi sono rilassata.

Sì, perchè a dispetto di tutto quello che ho scritto finora sul rapporto fraterno e l'amore e tutte queste cose meravigliose - o forse proprio come si legge tra quelle righe -, io e mio fratello siamo in guerra da che abbia memoria.

Anzi, devo essere più precisa.

Io sono in guerra con mio fratello da che abbia memoria. Lui manifesta giusto un po' di insofferenza quando la mia guerra diventa fastidiosa.

E il tema della guerra, il fil rouge sotteso ad ogni scaramuccia, ad ogni offesa, ad ogni bastardata che posso avergli fatto, è sempre stato "TU SEI IL PREFERITO, sei il cocco della mamma, sei il perfettino". 
Credo che siano state le prime parole che abbia pronunciato. Nè mamma, nè papà. No. "Massimo è il preferito".

E' una vita che lotto con questa idea. Non so nemmeno se chiamarla "idea", "sensazione", "fissa". E' una vita che ci lotto nel senso che se entro in relazione con mia mamma e mio fratello scatta sempre la competizione. Come oggi: siete entrati perchè tanto mancavo solo io, se fosse mancato lui aspettavamo fuori sull'attenti. Sono odiosa lo so. E oltretutto solo con mia mamma, perchè mio papà l'ho sempre sentito più equo, più giusto nel suddividere cazziatoni per entrambi.
Dal canto suo, mia mamma mi ha sempre detto - ovviamente - che lei non preferiva nessuno, siamo entrambi suoi figli e vuole bene a tutti e due allo stesso modo.

Allo stesso modo.

Ecco, la chiave è questa. E per aprire la porta forse dovevo diventare mamma - ma poi dietro quella c'è ancora un'altra porta che invece rimane chiusa, ma questa è un'altra storia - e dovevo capire che la bugia era quella, dire che ci ama allo stesso modo.

Io non amo tutti i miei figli allo stesso modo. Li amo tutti intensamente, ma in modo diverso. Forse la difficoltà sta nel fatto che l'amore ha più unità di misura, una è la profondità, o intensità o grandezza - chiamiamola un po' come ci pare - e l'altra è la modalità. Amo tutti i miei figli con la stessa intensità, ma in modi diversi, per motivi diversi.

Perchè sono persone diverse. E io sono diversa con ciascuno di loro.

E' un po' il mistero dell'animo umano, che si adagia sull'anima con cui entra in contatto, forse. E così quando ti dicono che il secondo figlio è diverso dal primo, hanno ragione. Perchè è un individuo diverso, ma anche perchè tu genitore lo sei: per esperienza accomulata e perchè ti rapporti a qualcuno che è altro da te, ma in modo diverso rispetto al primogenito.

Io con Momi non ho la pazienza che ho con Giorgio, non ce l'ho mai avuta. E non ho fatto un corso accelerato. Mi sono adeguata a Giorgio, perchè se non l'avessi fatto lo lasciavo in ospedale dicendo che l'avevano tirato fuori da un'altra pancia quel pupazzo urlante. L'ho fatto da subito, ho tirato fuori quello che serviva per vivere con Giorgio.
E con Giorgio non ho la fiducia che avevo con Momi, perchè Momi è sempre stato bravo, responabile per quanto possa esserlo un bambino: chissà, forse è stato un alimentarsi a vicenda, io mi fido e lui si rende affidabile. Ma con Giorgio non è possibile: quelle volte che gli ho dato fiducia ha combinato disastri indicibili al flebile grido di "oh-oh" - e non è che gli abbia dato fiducia per trasportare testate nucleari, magari era per portare un fazzoletto nella spazzatura, o per dare ai gatti il cibo già dosato -.

Per Viola non riesco ancora a dire quale dote predomina il nostro rapporto, perchè al momento viaggia sull'onda della pazienza di Giorgio e sul legame ancora molto ombelicale che abbiamo: lei è ancora nella fase dell'amore estremo e gratuito; staremo a vedere.

Comunque ora so che i figli si amano tutti in modo indicibile, e ognuno per quello che è. E un po' si mal sopportano anche in modo indicibile, ognuno per quello che è. Perchè sono persone e hanno cose che ci possono piacere e cose che possiamo detestare. 

Momi è un bambino facile e sempre felice; ma è un saputello e deve essere sempre al centro del mondo; Giorgio è l'entusiasmo e la simpatia, ma è un c@ga*azzo che mollami; la Lola è splendida, così simpatica e dolce che vien voglia di mangiarla, ma è una stronzetta dispettosa e prepotente. 
Li amo tutti, con i pregi e i difetti, non c'è un preferito, non può esistere. Ci sono persone diverse, e capacità diverse di ciascuno, per cui sarà più semplice per me fare alcune cose con Momi, altre con Giorgio e altre con Lola.

Non so se i miei figli vivranno mai questa competizione. Nel caso sappiatelo: vi amo tutti, tanto quanto siete diversi e unici, e proprio perchè lo siete!

E non so quante mamme se lo chiedano, ma secondo me non si amano tutti allo stesso modo i figli, ma con la stessa profondità sì

Così, dopo quasi 40 anni ormai so che mio fratello non era il preferito di nessuno. E' solo più paraculo (no, devo cambiarlo perchè se per caso lo legge lui o chi per lui..). E' solo più facile della sottoscritta. 

Ecco.


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