lunedì 6 febbraio 2017

Mamma che ansia!

Ecco, io non sono la mamma del titolo del post.

In realtà la mia voce ripete quelle parole un migliaio di volte al giorno, ma la maggioranza delle volte è solo un modo di dire, un voler rimarcare più che l'ansia la stanchezza, la frustrazione, lo scoglionamento anche - eh sì dai! basta mamme del Mulio Bianco! chi ha più di un figlio non ci credo che vive ancora con le galline sul tavolo che gli fanno l'ovetto fresco la mattina!

Io sono la mamma ad ansia zero. Anzi, io sono diventata la mamma ad ansia zero. E' stato fisiologico: o gestivo le mie paure irrazionali, oppure ne sarei stata schiacciata.

Arrivo da una nonna-ansia, che ancora oggi, prossimi al sesto compleanno di Momi, mi ricorda di tagliargli gli acini d'uva, vuoi mai che soffochi?! Una nonna ansia che è stata capace di rendere me e il mio sfortunato fratello gli zimbelli di interi comuni della periferia milanese - e anche lecchese - perchè avvertiva la stradale se ritardavamo di cinque minuti: ho ricevuto sue chiamate angosciate alle tre di notte perchè non sapeva che fine avessi fatto, quando aprendo la porta di fronte alla sua mi avrebbe trovata a dormire da ore nel mio letto.

Anche io sono stata una mamma-ansia, con Momi e anche con Giorgio. Ma forse ho più il terrore di degenerare come è successo ad una mamma che conosco bene - perchè è la mia - e quindi ho imparato a gestire questa condizione.

Con Momi, essendo il primo, ho subìto parecchio il problema del controllo: Momi doveva essere toccato solo in ambienti sterili e asettici, dopo che ci si era lavati come un cardio chirurgo in procinto di andare in sala operatoria.
Momi doveva mangiare solo con cucchiaini morbidissimi, per paura che si ferisse le gengive - eh, io se devo avere un'ansia ce l'ho originale, ok?;
Momi doveva dormire solo con lenzuolini freschi di bucato.
Momi doveva mangiare solo verdure non bio, di più. E il pollo delle sue pappe doveva essere stato felicissimo in vita, doveva essere stato coccolato dal suo fattore prima di diventare l'omogeneizzato - fatto in casa. Ovvio! - che finiva poi nella pancia del mio Momi!
I suoi pupazzi dovevano essere lavati con il Napisan. 
Ogni cosa che potesse passare tra le sue paffute manine doveva essere prima rigorosamente sterilizzata.

Poi un giorno ho aperto gli occhi, forse in seguito all'ingestione di qualche corpo estraneo e non sterilizzato, e non sapendo più da che parte girarmi per gestire l'ansia e il terrore che gli capitasse qualcosa, l'ho lasciata andare.

Mi sono detta due cose che mi hanno svoltato la vita:
- i bambini sono fatti per sopravviverci (questa cosa me l'ha detta qualcuno di Grey's Anathomy in realtà..): per sopravviverci come longevità e soprattutto per resistere alla nostra inesperienza.
- puoi farci qualcosa per cambiare quello che ti crea ansia? Se sì fallo, se no lascia andare.

Il secondo sembra un pensiero orrendo, invece con livelli normali di problemi è un pensiero forte ed efficace. Quando l'ansia è generata da problemi veri non so quanto funzioni, ma credo che possa aiutare anche in quei casi.

Di solito io mi chiedo qual è la cosa peggiore che può capitare, e poi lavoro sulla risposta, o sul livello di ansia che mi crea la risposta.

Nonostante questo metodo efficacissimo - almeno nel mio caso -, quando è nato Giorgio la mia ansia è tornata peggio di prima. Giorgino mi sembrava tanto fragile e delicato! Ogni cosa era tornata ad essere un problema enorme. Per un mese.
Passato il mese di assestamento le mie massime sono tornate in voga.

Con Viola non ci siamo nemmeno più posti il problema.

Ecco, tutto ciò per dire che capisco profondamente le mamme che si fanno un sacco di paranoie, che si chiedono se mandare i figli in gita, se lasciare che si arrampichino su ogni albero che vedono, se lasciarli girare in mutande in casa in un freddo pomeriggio d'inverno.
La mia risposta, ad ognuna di queste domande, è sì. Mandiamo i nostri figli in gita, con tutti i rischi del caso, lasciamo che si arrampichino o che vagabondino in mutande come se fossero ai tropici! La mia ansia non può essere l'accetta che si abbatte sulle loro ali! E' vero che noi abbiamo dovremmo avere un buon senso che loro non hanno ancora, ma allora usiamolo anche su di noi. E immaginiamoci 5/6/7enni che non vanno in gita perchè la mamma ha paura.

Quando ero bambina, una delle frasi che mi sono sentita più spesso dire è stata "copri la schiena! metti dentro la maglia!". Oggi me lo sento ripetere ai miei figli non so quante volte.
Ma io non ricordo il freddo che entrava sulla schiena quando ero bambina. Se l'avessi sentito, anche io mi sarei coperta. Non potrebbe essere che vestiamo loro perchè abbiamo freddo noi?
E' questo il segreto. Lasciamo che si termoregolino da soli, diamogli fiducia!

Noi siamo qui a raccoglierli, a indirizzarli. Non a portarceli in spalla per non farli cadere.

Detto ciò, è bene sapere che io ho portato i miei figli all'ospedale per i più svariati traumi: da quelli cranici, alle ustioni. Non credo che lasciando lavorare l'ansia al posto mio avrei potuto salvare la capoccia del Momi o le manine di Giorgio. O forse sì, a discapito di tante altre cose però, non ultime la loro autonomia e la loro fiducia in se stessi.
Solo che le manine le curi, con l'autostima il lavoro è più complesso mi sa.


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