domenica 7 maggio 2017

Cronaca di un matrimonio non annunciato - parte I

Ecco. Non proprio non annunciato, ma annunciato a pochi. Pochissimi. E con tempi che definirei miei: alcuni lo sanno da novembre, altri dal 20 marzo, ad altri l'ho detto due giorni prima. Tipo: "Ehi, sabato facciamo Shopping?". "No scusa, questo sabato mi sembra che mi sposo, alle 11; facciamo il prossimo."

E la discriminante è stata solo la frequenza di contatto e spesso la mia memoria.

Sì. La mia memoria.

Perchè il nostro matrimonio è stato al centro dei miei pensieri forse per gli ultimi 7 giorni prima. Per il resto, alla domanda "come procedono i preparativi?", la risposta poteva essere, a seconda della mia presenza mentale del momento:

a) Fermi.
b) Quali preparativi?
c) Boh. Procedono. Credo.

Ma andiamo con ordine. Partiamo dall'inizio, da quando io e Papi eravamo solo la Bea e Jacopo. 
Le nostre idee sul matrimonio sono state concordi fin da subito: è un contratto, che a nulla serve se non a tutelare un superstite. Tra questi superstiti il Papi-to-be annoverava i figli, e da sempre quando facevamo i nostri progetti d'amore, mi ha detto: "Ti sposerò quando avremo un figlio!". Con l'aria solenne di chi giura davanti agli dei Ittiti. E io, anarchica e ribelle - ero giovane, avevo solo 30 anni..- dicevo che no, non l'avrei comunque sposato perchè lo Stato doveva riconoscere lo stesso i miei diritti! Volevo vivere con lui nella clandestinità e nel peccato.

Poi le cose cambiano e tutti i Che Guevara che quotidianamente combattono davanti ad una bella tazza di te caldo con le ciambelline, lasciano che la guerriglia la porti avanti chi la tempra ce l'ha davvero, e così io ho messo da parte il basco e ho dichiarato che volevo sposarmi.

Ma Papi era diventato vendicativo e dal "ti sposerò quando avremo un figlio" me ne ha fatti fare tre e aspettare ancora perchè voleva che partecipassero anche loro.

Poi finalmente, a seguito di un processo che definirei scientificamente "gutta cavat lapidem", si è deciso di chiedermi di sposarlo. Sì, dopo tre figli HA DOVUTO comunque chiedermelo! Che fai? Lo dai per scontato? Avrei potuto dire di no! E invece, la sera del mio compleanno si è deciso, in un ristorante dal menù favoloso, facendomi trovare sul tavolo un mazzo di rose e bevendo addirittura un calice di rosso con me, che poco tempo prima lamentavo come sarebbe bello se ogni tanto ci potessimo scolare una bottiglia di buon vino insieme - lo so, il passo successivo sono gli alcolisti anonimi, dopo un desiderio così - dal momento che lui detesta il vino e tutto ciò che dal vino è prodotto.

L'annuncio ufficiale alle famiglie è stato dato a novembre, al compleanno di Momi, nel gelo collettivo che è seguito alla frase "Dobbiamo dirvi una cosa", perchè tutti hanno pensato che aspettassimo il quarto figlio - mio fratello ha cercato anche di defilarsi, per evitare di assistere all'uragano che ne sarebbe seguito -. E invece, distesi gli animi, diciamo tiepida accoglienza: i nostri papà non hanno capito che si saremmo sposati fino al giorno del matrimonio, la mia mamma era felice che finalmente diventavo una donna rispettabile, ma i più contenti di tutti erano i cognati! Mio fratello avrebbe dovuto celebrarlo ed era felice perchè avrebbe indossato la fascia da sindaco e si vedeva molto omino del Monopoli - che dobbiamo fare, non è che perchè portiamo lo stesso cognome abbiamo la stessa levatura mentale -

Poi l'abbiamo detto ai bambini: dopo, perchè se no la rana dalla bocca larga Momi avrebbe detto tutto a tutti; ovviamente la reazione più consapevole è stata la sua che nel giro di una mattinata a scuola aveva già invitato tutti i suoi compagni..

E poi..ecco, è iniziata la vera organizzazione. Chiamiamola così.
Dovevamo decidere cosa volevamo fare: matrimonio classico con tutti? matrimonio moderno fatto con aperitivo a buffet o brunch? matrimonio in stile nostro in mezzo ad un prato?
L'unica certezza era il mood: voglia di sbattermi zero. 
Abbiamo subito scartato il matrimonio grigliatone: avevamo pensato di pagare l'occupazione di suolo pubblico del parco sotto casa, chiedere al nonno Stefano di prepararci uno spiedo e poi via, tavoli rimediati e coperte per terra, invitato ogni passante! Ma..
1) il 22 aprile è un azzardo mostruoso: avremmo dovuto noleggiare una tensiostruttura e allora forse avremmo dovuto vendere casa.
2) e se anche ci fosse stato il sole, dove cavolo mandavamo tutti quelli che devono fare pipì? Tipo: la mia testimone che va in bagno come una incinta, poteva portarsi da mangiare al bar in fondo al parchetto? NO.

E quindi, la mia idea migliore è stata seppellita.

Abbiamo deciso per un pranzo molto intimo, per questioni economiche e per il fil rouge del matrimonio: voglia di sbattermi zero - non c'erano i colori del matrimonio da noi, c'era il leitmotiv - : un matrimonio con invitate tutte le persone che avremmo voluto e che ci sono nel cuore, per come sono fatta io sarebbe stato uno stress esagerato. Avrei passato la giornata a controllare che si integrassero, che interagissero, che si divertissero, che passassero con noi un tempo sufficiente da non sentirsi ignorati. E così, egoisticamente forse - ma oh, quello è il mio giorno ed ho 40 anni quasi, le convenzioni mi fanno il solletico (è quel che resta di Ernesto, questo moto di ribellione e anticonformismo) - gli invitati al pranzo erano la bellezza di 26.
Cinque dei quali eravamo noi.

Una volta presa questa decisione si è trattato di trovare il posto adatto: volevamo qualcosa di vicino - dal momento che di 26 invitati ne avevamo 6 over 70 - e con un bello spazio aperto - perchè sempre a livello statistico ne avevamo altri 6 under 14.
Abbiamo visto un agriturismo dietro casa, ma diciamo che non ha fatto breccia nei nostri cuori - in quelli dei bambini sì, essendoci i pony - e poi il mio Renzo Tramaglino, a casa per malattia - e facendomi pesare il compito come se fosse dovuto andare a bussare ad ogni locanda a bordo del pony di cui sopra - ha scovato un posto meraviglioso: la tenuta Il Nuovo Bosco, a Novedrate - una località amena della Brianza comasca (ma è ancora Brianza la provincia di Como?) in cui ad un tratto ti perdi nella brughiera e incroci anche gruppi di cervi al pascolo, se sei fortunato (ed è a 15 minuti da casa nostra, dove dominano catrame e cemento!).

Ecco, una favola! Entrati lì ho sognato il matrimonio classico, con 7000 invitati, 15 fotografi, cinque cambi d'abito, la carrozza di Cenerentola e il volo delle colombe. Ma avevo Papi che mi teneva con i piedi per terra - anche perchè ormai sembrava che dal non volere nulla fossi passata davvero al voler liberare colombe che disegnassero in volo i nostri nomi - . Il posto ci è piaciuto, le persone erano eccezionali e nonostante fossimo in pochi e avessimo un matrimonio sui generis, ci hanno trattato davvero come se avessi il cambio d'abito ad ogni portata! 
Noi invece non avevamo fiori, non avevamo orchestra, non avevamo nè bomboniere, nè confettata. Dei poracci insomma. Ai fiori ci hanno pensato loro e la musica era in filodiffusione - considerando le statistiche sopra riportate sarebbe stata una spesa inutile anche un menestrello con il flauto dolce. Giovani (chiamiamoci così, abbracciando un range d'età che va dai 26 ai 48) eravamo in 10. E forse avrei ballato solo io, sfigata.

Ok. Spuntato anche il ristorante. Nel frattempo ero alla ricerca del mio vestito.
Ero partita che sarei andata in jeans e così è stato, ma in mezzo abbiamo avuto abiti da principessa e da ballerina, meringhe e strascichi, tulle e corpetti. Ad un certo punto, non sapendo più che pesci pigliare, parlando con una mia collega mi ha consigliato di provare il sito di Asos, moda giovane e a prezzi modici: una sua amica si era fatta arrivare n. vestiti per poi restituire tutto quello che non le piaceva.
Ottima idea! Mi sono comprata 10 vestiti e un paio di sandali. Ma la moda ggiovane è davvero ggiovane, perchè fatta con tessuti che non lasciano scampo al minimo difetto, ma non nel senso del culone - che mi porto appresso da sempre e che ormai tollero a seconda dell'onda ormonale - ma anche la cellulite! Se è vero che sono in quell'età in cui posso ancora fare una porca figura se sono vestita, con quegli abiti sembravo solo una mortadella vestita a festa. I bambini erano invece in visibilio! L'urlo di battaglia era "LA PRINCIPESSA! LA PRINCIPESSA!" e grida e salti sul letto e tentativi di infilarsi nei vestiti che avevo addosso, ovviamente con musi mocciolanti e manine unte - e questo era il vero orrore! IO QUEI VESTITI DOVEVO RESTITUIRLI!! - .

Messa da parte questa idea da ventenni, un giorno per ridere ho detto ad una collega che io sarei stata quella in jeans e con il velo. E la mia amica Samantha si è illuminata. Ho mandato un messaggio alla mia amica/sorella e si è illuminata anche lei e allora punto. Alla fine Papi ha scelto me, non la principessa: doveva riconoscermi, non chiedersi chi ci fosse sotto quel vestito.
Serena mi ha portato in un negozio magico, con una proprietaria ancora più magica che in un attimo ha scovato quello che volevo. Le ho dato due input e il secondo dopo ero vestita da sposa-me. Il negozio si chiama Lab III e lei, Lucy, ha davvero una dote eccezionale. 
Ho voluto anche il velo, per ridere e per essere alemno un po' LA sposa. Volevo che Papi scuotesse la testa pensando che sono proprio fuori, entrando - e in realtà non so se l'ha fatto
E ho voluto la mia Lola vestita come me, sempre su suggerimento della mia amica Samantha: mini sposa in mini jeans e maglietta bianca, con il suo mini velo!.

I bambini sono stati l'arrangiamento più difficile: non per il vestiario, perchè erano tutti mamma style - jeans e camicia bianca - ma per la logistica. Chi viene con me, chi va con Papi, la Lola viene con me dentro, ma io ho da una parte il bouquet - uno splendido bouquet di ortensie azzurre e roselline bianche - e dall'altra il nonno Aldo che traballa un po'. Allora la Lola entrerà con Giorgio, e Momi invece porta gli anelli.

Ah sì, gli anelli. I nostri anelli. Ci siamo scambiati quelli che da tempo indossiamo ogni giorno: il mio me l'ha regalato Papi quando è nato il nostro Momi ed ha impresse le impronte digitali del suo pollice; il suo l'ho regalato io a lui quando è nato Giorgio e ha impresse le mie impronte. Non avremmo mai potuto trovare niente più significativo di questi due anelli.

Ultimo punto da sistemare erano trucco, parrucco e scarpe.
Avendo scoperto il mondo dei resi mi sono fatta arrivare due paia di scarpe, una da Zalando e l'altra da Amazon e le ho tenute fino al giorno del matrimonio perchè - orrore degli orrori - non ho mai più provato i vestiti che mi ero presa fino a quando non li ho dovuti mettere. Ho provato le scarpe e ho mantenuto le décollté classiche, restituendo un modello un po' anni '30.

Il parrucchiere invece è stata l'unica fonte di ansia fino a pochi giorni prima: chi ti pettina chiede anche di leggerti i fondi del caffè e farti le carte per poter fare un programma di pettinatura. La mia parrucchiera fidata - la stessa da circa 30 anni - mi ha chiesto orari, dove mi vesto, dove si veste tuo marito, e il velo chi te lo mette, ma il velo com'è - com'è!?! è un velo! Solo allora ho scoperto che ci sono veli da tenere dietro e veli da mettere davanti. Io non l'ho tirato fuori dalla scatola fino al momento di indossarlo -. E il colore dominante?
Così ho scoperto che il mondo delle pettinature è troppo complicato per me e la mia filosofia del casaccio.

E poi, che altro?
Niente. Il resto è festa e la racconterò in un altro post!





2 commenti:

  1. Sulla soglia dei 40 anni ormai é passato il tempo dei matrimoni, si correva verso i 30, step necessario per integrarsi socialmemte.
    Ringrazio Bea per avermi permesso di imbucarmi invece al suo, un matrimonio vero che sul finale mi ha anche commosso.
    Coppia perfettamente disomogenea, sono oramai quasi 10 anni che vi conosco e che vi porto nel cuore anche se la mia freddezza teutonica non mi consente esternazioni romantiche.
    Concordo nella scelta, nello stile. Bea perfettamente organizzata e vestita da Bomboniera proprio non ci stava, Jacopo elegantissimo nel suo completo su misura ( e non é poco) e i bambini stupendi non avevano bisogno di essere eleganti ed arrivare in carrozza per essere felici.
    Ammetto che quando ho saputo del matrimonio anch io mi sono chiesta se fosse in arrivo il "quarto" e vi foste finalmente decisi a smettere di vivere nel peccato.
    Tante congratulazioni e tanti auguri per una (incasinatissima e difficilissima) vita insieme. ALE

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    1. Grazie Ale :-)
      Ci conosci abbastanza da sapere che più di così non saremmo mai stati capaci di fare!
      Però, la prossima volta mi sposo a 20 anni e non per uno status sociale, solo perchè a quasi 40 ho capito che ti ammazza anche una cosa così easy! ahahah

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