giovedì 18 maggio 2017

I miei figli sono dei bravi bambini

Sono coraggiosa, lo so.
Scompaio per secoli e poi ricompaio così, con il titolo più odiato e criticato che una mamma potrebbe utilizzare.

Ma non è come sembra. Non me la voglio menare.
Non attribuisco nè a me nè a Papi il merito di questa bravura: non è il frutto di studi pedagogici applicati alla realtà e nemmeno il frutto di una dote di pazienza e dedizione.
Nè lo spirito della Montessori che abita con noi. No.

Sono bravi loro e non mi stanco di ripeterglielo.
Questa bravura però a tratti mi terrorizza, perchè mi chiedo quanto dovremo pagarla quando saranno adolescenti.

Per carità, non sono i bambini statue che li metti e stanno. E nemmeno i bambini soldati che eseguono gli ordini immediatamente e con dedizione. Sono dei bambini.
Gridano, fanno casino, si fanno una quantità di dispetti che non avrei mai immaginato - e io sono dispettosa, è risaputo! - fanno schifezze con il cibo - è noto anche lo schifio che fa Giorgio nella sua gestione alimentare - si rubano i giochi, non ascoltano.

Ma - sono pronta a prendere mazzate - rispetto a quello che vedo spesso in giro sono dei santi. Sono educati nel chiedere le cose - agli estranei -, sono amorevoli con chi si fa male, non sono violenti o prepotenti con gli altri bambini. Non sono sboccati. Perchè sì, con orrore vedo famiglie che si fanno selfie con dita medie alzate e che usano parolacce che nemmeno io nei miei momenti di collera più furiosa. 

Lo so che non si devono giudicare gli altri, ma allora giudico i miei: sono felice che i miei bambini siano così.

Anche a Momi è capitato di usare la parola "cazzo" - in modo così competente che mi ha lasciata sbalordita: con tutta la serenità del mondo, senza rabbia, senza impazienza una sera mi ha chiesto "mamma, ma quando cazzo torna Papi?". Gelo. "Come amore?". Repeat. A ripensarci mi fa troppo ridere in realtà -. Comunque, gli ho spiegato che quella non è una bella parola, soprattutto detta da un bambino. E' una parola volgare e maleducata e sarebbe meglio non usarla. E così è stato.

Ma Momi, beh, è Momi. 
Lui è mio fratello quando eravamo piccoli - e anche ora, mannaggia a lui - perfetto, pacato, educato, sorridente, intelligente. E rispetto a mio fratello ha anche una dote in più: è affettuoso. Lui ci abbraccia un numero infinito di volte in un giorno e ci bacia e ci coccola e ci dice che ci vuole bene. 
Ecco. Lui mi terrorizza. Perchè non sentendomi io l'artefice di tutto ciò, ogni volta che lo guardo essere se stesso mi chiedo fin quando continuerà questo stato di grazia.
Oppure mi chiedo se vada tutto bene, se non sto sbagliando opprimendolo nel ruolo del bambino perfetto - insomma sì, se c'è un merito è suo, se c'è una colpa e mia -. 

Poi c'è Giorgino. O, come lo chiama la Lola da poco, Gogo, o Giogio - sempre gridando come una Erinni per sgridarlo, sia chiaro -.
Gogo è un patata, ma non come Momi. Lui è più capriccioso, ma ancora più dolce con i suoi fratelli. Lui li ama di un amore sincero e potente - mentre Momi secondo me ogni tanto vorrebbe dimenticarsi che esiste -. Anche lui è un bambino educato, non violento, non prepotente. Frignone, per carità. Ma è curioso, furbetto al punto giusto, dolce e coccolone - chi ha letto qualcuno dei miei post magari è incappato in "Che cos' hai fatto a scuola?", con le relative risposte fallimentari. Ecco, Giogio invece è quello che mi chiede quasi ogni giorno "Com'è andata oggi mamma?"-. E' socievole e divertente. Ma è un pasticcione. E alla fine va bene così. Lui è bozzo e impacciato, ma quando gli dico di stare attento a non fare male alla Lola quando giocano diventa attento e protettivo.
Lui e Momi mi sembrano sempre così fragili. Lui soprattutto, che è un capoccione, ma ha sempre così tanto bisogno di amore.
E qui nasce il mio terrore: quanto siamo capaci di colmare questo bisogno d'amore e quanto lo farà sbandare il non colmato in adolescenza?

E infine la Lola. Che è difficile da inquadrare essendo la più piccola, ma anche lei mi si dice dal nido che sia curiosa, tranquilla e pacata. Dico dal nido, perchè a casa il quadro muta in curiosa, dispettosa e monella. Ma anche lei è una coccolona: quando abbraccia qualcuno lei gli dà anche delle carezze consolatorie sulla schiena, o delle amichevoli pacche. Certo, poi se non vuole fare una cosa urla "NOOO" come un'adolescente spocchiosa e ti viene anche a cercare per menarti, come la peggiore delle coatte. Ma le do tempo, alla fine i fratelli le saranno d'esempio - spero o forse sarà il contrario e allora saranno problemi.

Quando li porto in giro sono fiera di loro: non scappano, si tengono per mano e si comportano sempre in modo esemplare.

Temo il giorno in cui usciranno dalla mia porta bambini e ci rientreranno adolescenti. Perchè lo so che mi presenteranno il conto di tutto questo. E i miei bambini coccoloni forse non vorranno nemmeno più farsi vedere in giro con me. L'amore di cui oggi mi sommergono mi mancherà come l'aria.
E chissà se sarò capace di guardarli affrontare tutto ciò che ci tocca vivere per diventare adulti, per essere felici, senza interferire con loro, sperando che scelgano le strade giuste.

La nonna G. ogni tanto mi consola e mi dice che se si lavora bene prima, comunque loro torneranno. Se si semina bene, i frutti li daranno. Dopo, quando la primavera sarà passata e arriverà la loro estate.

(Poi vabbè. Ogni tanto li porti in giro e li trovi con la lingua attaccata ai pali dei cartelli stradali. E allora niente, ti chiedi come ti è venuta di scrivere 'sto post. )

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