lunedì 6 marzo 2017

Un Giorgio contro

Ho già detto come sia difficile gestire Giorgio, soprattutto da quando anche lui è entrato in quella meravigliosa fase della "definizione del sè", come si dice in pedagogia - altrimenti nota come "strappiamo schiaffi dalle mani di tutti"- . Ma ora, la difficoltà sta virando verso l'ansia.

Sia detto: sotto il punto di vista educativo, l'ansia è la mia peggior compagna di viaggio. Tanto sono zen sulla salute - massì, che ha il vaiolo? eh si cura, che sarà mai! - tanto sono fobica con l'educazione e il benessere psicologico - oddio ho alzato la voce di un decibel? e che succederà quando avrà 30 anni? Picchierà le donne con gli occhiali perchè gli fanno venire in mente la mamma cattiva?. Ecco, il quadro è un po' enfatizzato, ma rende l'idea di quale sia il problema - .

Con Momi questa mia ansia psicologica si è presentata immediatamente, con lui il pensiero costante di aver irrimediabilmente sbagliato e aver fatto danni sul lungo periodo c'è da che io ricordi. Con Giorgio è nuova. Perchè nonostante tutto ho imparato che i bambini non sono poi così delicati nemmeno dal punto di vista psicologico, e non è che se una volta esclami "cazzo!" quando hanno due anni, allora la pagherai per sempre. Ma evidentemente siamo arrivati al punto in cui la mia mente ha dato dignità elaborativa anche a Giorgio. E bentornata ansia! Pensavo che mi avresti fatto compagnia solo per Simone, e invece eccoti qua! Che spiacevole sorpresa!

Ecco, Gioggino è di traverso, come ho già detto. Ma ora in modo più consapevole. Ora è chiaro che è di traverso perchè sei tu che glielo stai dicendo, e non più perchè non ha voglia di mettersi dritto. Ha imbracciato il suo fucile a capricci ed è partito per la sua guerra contro la nostra pazienza. E Papi ha già perso. Sia detto anche questo. Papi non issa bandiera bianca solo perchè è chiaro che in questa guerra non si fa, in questa guerra si sbrocca e punto.
Io sto studiando il nemico. Sto perdendo qualche battaglia, ma sto anche portando a casa qualche risultato.

Ammetto che sono partita malissimo: inizialmente ho imbracciato il fucile anche io e ad ogni suo capriccio opponevo la furia e il castigo. Ma si sa, Giorgio è refrattario al castigo e alla punizione. 
La svolta c'è stata quando sono andata a parlare con la sua educatrice: quando con grande sgomento ho scoperto che Gioggino era se stesso dentro e fuori casa mi sono fermata. Ho deposto il fucile e ho pensato a Momi, ai suoi due/tre anni, a quanto è stato difficile supportarlo e sopportarlo e mi sono fatta un esame della mia coscienza di mamma.

Momi è cresciuto fino ai tre anni da solo: noi (io - e non perchè io sono brava, solo perchè io sono quella ansiosa) eravamo tutti presi da lui, a rassicurarlo, a rafforzarlo, a crescerlo. Si è sentito dire un'infinità di volte che io sono fiera di lui, che sono una mamma fortunata, che se avessi dovuto scegliere tra mille bambini avrei scelto lui. 
Giorgio invece, non solo non era l'unico nostro pensiero, ma nel giro di pochissimo non è stato nemmeno più il piccolino di casa! Ed è vero che io sono stata con lui molto più di quanto abbia fatto con Simone, ma non sono mai stata particolarmente attenta a rafforzarlo e rassicurarlo. Lui è sempre stato il disastro, povera stella.
E così, per quanto Gioggio sia decisamente una testina rispetto a Momi, ho deciso che se con Momi la chiave è stata la costanza, la perseveranza e l'amore, secondo me la stessa chiave aprirà anche la serratura del fratellino rognoso.

Non è semplice, perchè quando Giorgio ha deciso che è di traverso non sente nemmeno quello che dici, mentre Momi almeno ascoltava. Devo imparare a lasciarlo di traverso e cercare un dialogo quando inizia a sentirmi. Perchè la cosa forse ancora più spiazzante di Giorgio è che quando è stufo di lottare, si quieta e ti risponde "ok". Ma come ok!??! Hai abbattuto muri a capocciate e calci per poi fare spallucce e dirmi ok?!?!?! Ecco, comunque questa è la mia via per fiaccare la sua tignosità. Devo solo fare in modo che anche Papi decida di unirsi alla mia causa e non porti avanti la sua battaglia a cornate.

Anzi, a dirla tutta secondo me sarebbe proprio Papi, in virtù della passione che ha Giorgio per lui, che dovrebbe stringerlo in un assedio di calma e comprensione fino a fargli deporre le armi.

Ormai lo so, per noi è una faticaccia avere a che fare con questi individui bassi che vogliono anche godere di libero arbitrio e autodeterminazione. Ma se penso alla fatica che devono fare loro per essere così arrabbiati e così confusi... Crescere alla fine è una fatica, lo è per noi che in teoria siamo adulti, ma continuiamo ad imparare - certo, non è che tutti tutti gli adulti continuano ad imparare eh! c'è chi ha smesso a 2 anni, al primo intoppo che ha trovato! -, e lo è per loro che sentono tutto questo movimento dentro di sè e non riescono a comprenderlo. Il mio Gioggino è diventato fratello maggiore quando aveva solo 1 anno e 3 mesi, ha tolto il pannolino che non aveva ancora 2 anni, dopo aver imparato a condividere la mamma e il fratellone con qualcun altro, ha imparato a stare tutto il giorno senza la mamma stessa ed ha iniziato a conoscere anche una comunità diversa da quella familiare. Insomma, secondo me un po' di pazienza se la merita.

Ecco, ancora una volta per me, la chiave è ricordarsi com'è difficile diventare grandi, anche quando si è così piccini.

(Aggiornamento di fine giornata.
Sono andata a prendere i piccoli al nido. 
Giorgio era di traverso perchè non voleva che gli mettessi la cintura in macchina. 
Allora con una calma zen gli ho spiegato che la sicurezza in macchina è importantissima. Gli ho prospettato un'altra soluzione - ovvero le bretelle del seggiolino - ho cercato di distogliere la sua attenzione dalla cosa. 
Ha urlato sempre come nemmeno le Sirene di Ulisse. 
Sempre. 
Allora sono partita per andare dai nonni a recuperare Momi.
Giorgio non ha mai smesso di piangere e urlare. 
Ho spiegato e parlato e accarezzato mentre guidavo. 
Finchè una stronza che riteneva che dovessi far valere una precedenza che non mi spettava mi ha suonato come se fossimo allo stadio. 
Ecco, sono sbroccata. 
La chiave dell'amore l'ho mangiata.  
L'ho mandata giù con le lacrime di nervoso che i suoi ininterrotti urli hanno fatto sgorgare. 
Questa è la confessione di una mamma stanca e pessima.)

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